Un disco che è un manuale del grindcore, né più né meno. Il “quattro” dato con il rullante, doppia voce growl e scream, chitarre con toni ribassatissimi e un batterista mostruoso che guida i pezzi alternando furiosi blast beat ai tupa tupa/dbeat e doppio pedale, ecco cosa troverete ascoltando Bistre Repetita (oltre alla “classica” copertina collage e a tanta tanta attitudine DIY), terzo album dei francesi Hørdür che ci regalano una potentissima esplosione di puro grindCORE dove non manca niente. A livello grafico mi sento di evidenziare “core” dato che la proposta dei francesi rispetta la filologia e la storia del genere, e quindi chi ha nostalgia dei primissimi Napalm Death, persino di progetti come Agathocles e, in certi momenti, dei Brutal Truth di “Walking Corpse” e altri pezzi, qua troverà di che godere (chi scrive ci ha sentito qualche influenza hc, anche italiano, degli anni Ottanta – per esempio i Negazione dei primi due EP). Ma attenzione, nostalgia non significa passatismo, perché gli Hørdür risultano comunque molto attuali, vuoi grazie alla produzione, vuoi grazie ai sani rallentamenti tipicamente death metal, vuoi grazie a una tensione costante e che non cala mai. Certo, proponendo 21 tracce in soli 19 minuti sarebbe stato difficile annoiare gli ascoltatori ma in questo caso vengono spazzati via tutti i potenziali dubbi con tonnellate di passione, di trasporto e anche di fiducia nei propri mezzi visto che le capacità esecutive sono molto buone e si sente.
I pezzi del disco non superano mai il minuto e quattordici secondi (ossia la durata di “La nuit s’éclaire sous les torches humaines”, il pezzo più “lungo”) e si parte subito alla grande con “Le Shit et le couvert” (cercatevi e godetevi il curioso video), degna apertura che ci va a presentare tutte le caratteristiche dell’album e quindi ritmi sfrenati, cascate di riff e stop&go al limite dell’incomprensibile (in senso buono). Tra gli altri andrà necessariamente menzionata la rabbiosa “L’attaque du cobra gravée dans les décombres”, l’accoppiata “Laisse pas trainer ton flic” e “…et puis t’es vilain”, forse i brani dove l’impronta hardcore si fa più marcata, la già menzionata “La nuit s’éclaire sous les torches humaines” che alterna sfuriate che lasciano senza respiro a rallentamenti quasi doom o “Les racines pétées”, forse il pezzo più lento (…) con un bel riff thrash che chiude la canzone. È tutto il lavoro che però convince nella sua interezza, per coerenza, ottima produzione e per la sincerità e onestà della proposta. Sorprende peraltro anche la quantità di riff che i tre riescono a mettere in una sola canzone (che raramente superano il minuto, ricordiamo) e che non scalfiscono affatto l’integrità del prodotto.
Si può tranquillamente dire che gli Hørdür con Bistre Repetita hanno fatto un gran bel disco, che si fa ascoltare alla grande e che fa stare bene (sì, è un disco “divertente”). Quindi bravi Ben alla chitarra e voce, Chris alla voce e Ugo alla batteria (impressionante la sua prova) che si portano a casa un voto alto del tutto meritato. Infine, un’avvertenza: il rischio di ritrovarsi a pogare con gli sconosciuti per strada ascoltando gli Hørdür è alto, attenzione.
(Lixiviat Records, 2023)
1. Le Shit et le couvert
2. Dans tes yeux j’ai vu la merde
3. Skidüu Giluú II
4. L’attaque du cobra gravée dans les décombres
5. Repris de justesse
6. Laisse pas trainer ton flic
7. …et puis t’es vilain
8. Perdu Dans le sleeping
9. Flemmard et rouillé
10. Les pierres tombales des immigrés
11. La nuit s’éclaire sous les torches humaines
12. Rascar Tupac
13. Des rats détalent
14. Les racines pétées
15. Du cuivre pour les fléchettes
16. Du gin dans les chaussettes
17. La folie des glandeurs
18. C’est quoi ce poisson?
19. Les recettes viriles
20. Lκαταθλιπτική λέαινα
21. Hors d’oeuvre