Un supergruppo formato da Chris Spencer (Unsane), Chris Pravdica, Phil Puleo (Swans) e Jim Coleman (Cop Shoot Cop) fa notizia da sé e il primo lavoro degli Human Impact non poteva che esser circondato da un certo hype che, anticipiamo subito, viene in parte confermato dalle 9-10 tracce del lotto. In parte perché non c’è nulla per cui strapparsi le orecchie dal giubilo in questo disco: tutto quello che vi si può sentire è già stato ripercorso da molti altri complessi, dai Big Black agli Swans, dagli Unsane a nomi più underground come i Sofy Major. Ma non si può negare che fin da “November” che, col suo basso pulsante e le strazianti incursioni elettroniche corrosive che sembrano duellare con la chitarra spudoratamente hardcore di Spencer, il disco intero trasudi una certa classe malsana.
La storia individuale di ogni membro del combo viene fuori nella sapienza dei suoni, nella scelta stilistica colma di gusto straniante e lacerante. Provate a non ondeggiare la testa su tracce come “Protester”, “This Dead Sea” (forse la migliore del disco) o “Unstable”, nelle quali l’inconfondibile timbro di Spencer rimanda ai più sanguinari momenti del suo main project, sebbene lì si raggiungano ben altre vette di visceralità. Che dire poi della disperazione genuina che viene fuori da tracce come “Cause” o “Respirator”? Nulla appunto. Human Impact contiene tutto ciò che ci si può aspettare da quattro fuoriclasse del genere che prestano a un fine comune le proprie abilità ed esperienze, senza però osare oggettivamente nulla di nuovo.
Quindi, se cercate nuove idee, nuova linfa e nuovi territori sperimentali inesplorati questo lavoro non fa per voi. Ma se invece volete un semplice disco che “spacchi i culi” da molti punti di vista, da ascoltare più che volentieri in quanto figli del genere più sozzo uscito fuori dagli anni 80/90, sarete ben contenti di quanto è stato prodotto dai quattro newyorkesi.
(Ipecac Records, 2020)
01. November
02. E605
03. Protester
04. Portrait
05. Respirator
06. Cause
07. Consequences
08. Relax
09. Unstable
10. This Dead Sea