Otto anni sono lunghi e quanta acqua è passata sotto i ponti per Mr. Peter Tägtgren; un disco dei Pain, la sua creatura electro/industrial più orecchiabile, e ben due dischi del progetto industrial metal Lindemann con l’omonimo Till dei Rammstein. Dopo questa lunga attesa il nostro genio e polistrumentista svedese ha deciso di fare ritorno con la sua band primogenita, gli Hypocrisy.
Worship, pubblicato come sempre dal colosso Nuclear Blast, arriva dopo otto anni, come già detto, dal precedente e notevole End Of Disclosure. Titolo e copertina del disco sono concatenati: la popolazione idolatra il nome della band, mentre navicelle spaziali appaiono per riportare indietro gli Antichi Dei per porre fine alla nostra civiltà; una metafora per i tanti culti moderni (oggi tutto viene considerato sacro e viene idolatrato, dalla religione alla politica, dal musicista allo sportivo, persino le medicine), ma anche una rappresentazione del ritorno di chi ci ha creato per riportare l’ordine dopo il caos che l’umanità ha diffuso su questo pianeta. Come da tradizione Hypocrisy, Worship presenta un’alternanza tra brani veloci e brani più ragionati, tanto per non tradire il proprio stile, in stato embrionale già nel bellissimo The Fourth Dimension del 1994 ma sviluppatosi definitivamente con The Final Chapter del 1997 (e tra i due album c’è quel capolavoro assoluto di Abducted), rappresentando una continuazione del percorso musicale che la band ha intrapreso da quasi trent’anni. Il disco si apre con la title-track, un brano di puro e veloce melodic death metal di chiara matrice svedese, dall’attacco acustico che dona subito epicità, nonostante il pezzo prosegua poi senza fronzoli, assaltando l’ascoltatore; il secondo brano di Worship è anche il primo singolo estratto dall’album: “Chemical Whore” è un brano contro Big Pharma, ossia l’insieme delle case farmaceutiche, ree di intossicare gli esseri umani, un mid-tempo ricco di melodia e dai riff che rimangono subito in mente. Si prosegue con “Greedy Bastards”, altro mid-tempo dai suoni pesanti e che alterna groove e pathos; quarta traccia e secondo singolo estratto, “Dead World”, è una mazzata death/thrash dal tipico Swedish Sound, che alterna mid-tempo a violenti cambi di tempo. Ma come in ogni disco degli Hypocrisy, è arrivato il momento del pezzo lento, ossia “We’re the Walking Dead”, che parla di un fenomeno da sempre presente nel mondo, ossia l’ipnosi di massa attuata dai governi che ci ha trasformati in zombie; il brano è lento, malinconico e melodico, con un’atmosfera drammatica alimentata da tastiere e cori; all’inizio della loro carriera gli Hypocrisy erano molto debitori nei confronti dei Morbid Angel, debito rinnovato con “Brotherhood of the Serpent”, brano tirato e dal ritornello perfetto per essere eseguito dal vivo. La velocità torna un po’ a scemare con “Children of the Gray”, terzo singolo estratto, altro mid-tempo dai riff granitici e dall’ennesimo ritornello perfetto; non c’è tempo di rilassarsi e si riparte con il brano veloce “Another Day”, altro gioiello di tipico melodic death metal svedese, dove Horgh torna a tempi a lui familiari, visti i trascorsi negli Immortal. Parliamo sempre di death metal svedese, ma più cadenzato, con “They Will Arrive”, brano dal testo complementare alla title-track: gli Antichi Dei sono arrivati per portare a termine il proprio compito; questa canzone riesce ad essere allo stesso momento fredda ed epica, anche grazie al ritornello davvero ben realizzato. I tempi tornano a rallentarsi con “Bug in the Net”, brano cadenzato e carico di drammaticità dove la voce di Tägtgren raggiunge altissimi livelli espressivi e le melodie la fanno da padrone; il viaggio interspaziale degli Hypocrisy termina con “Gods of the Underground”, brano cadenzato ma estremo, dove il classico suono di chitarra tipico della band disegna melodie straordinarie e allo stesso tempo affonda il coltello nella carne dell’ascoltatore.
Con Worship gli Hypocrisy ci dimostrano di essere vivi e vegeti, anzi sono ancora capaci di mietere vittime grazie alla maestria accumulata nei decenni di attività; il genio compositivo di Peter Tägtgren è sempre a livelli altissimi, producendo brani melodici, diretti e capaci di tenerci incollati alle casse per ascoltare fino all’ultimo particolare. Gli Antichi Dei Hypocrisy sono tornati e non è una visita di piacere…
(Nuclear Blast Records, 2021)
1.Worship
2.Chemical Whore
3.Greedy Bastards
4.Dead World
5.We’re the Walking Dead
6.Brotherood of the Serpent
7.Children of the Gray
8.Another Day
9.They Will Arrive
10.Bug in the Net
11.Gods of the Underground