Ian Blurton è una piccola leggenda canadese sin dai primi anni Ottanta, uno di quei nomi di culto che resistono nel tempo nonostante il lento ed inesorabile accumularsi degli anni. Il musicista/produttore, non molti anni fa, decise di intraprendere un proprio progetto solista sotto il nome di Ian Blurton’s Future Now ed è da poco tornato sulla scena musicale con questo nuovo e secondo album Second Skin avvalendosi del batterista Glenn Milchem (Blue Rodeo), la bassista Anna Ruddick (City and Colour) ed il chitarrista Aaron Goldstein oltre allo stesso Ian (voce, chitarra e tastiere).
Il nuovo disco non si discosta molto dal predecessore e continua imperterrito negli ideali che richiamano il glorioso passato, peccando però in eccessivi rimandi a nomi più conosciuti rivelandosi più un album di revival. I richiami alle armonie di Wishbone Ash e Judas Priest si sprecano ma è nell’heavy rock/proto metal ma anche punk, che la band decide di puntare confezionando una serie di canzoni buone ma che scivolano pericolosamente nei cliché ed è un peccato perché ci sono delle buone intuizioni come il guitarwork oscuro della title-track “Second Skin”, gli arabeschi melodici in “When The Storm Comes Home” o l’acido variegato di “Orchestrated Illusions”. Proseguendo nell’ascolto ci sono alti e bassi. Le chitarre sporche dell’heavy rock/NWOBHM di “Like A Ghost” hanno una buona energia e si amalgamano bene con le melodie corali figlie dei tempi di Woodstock per poi virare nel blues massiccio di “The Power Of No”. Nel mezzo ci sono svariati momenti di stanca non riferibili alla potenza sprigionata ma a delle idee che appaiono troppo vecchie e sorpassate (servirebbero più innovazione e personalità). Il proto metallone di “Denim On Denim” è una sorta di inno ma perde efficacia nel tempo come pure il flavour epico di “Too High The Sky” per finire terribilmente nella finale “Trails To The Gate/Second Skin Reprise” con un songwriting che profuma eccessivamente di riciclato. Non passa un minuto che non salti alla mente qualcosa di già sentito e ciò cozza con l’esperienza e la tecnica dei Future Now che avrebbero delle buone potenzialità ma si limitano semplicemente a suonare con cuore e passione.
Un lavoro di mestiere, povero di idee e di originalità che però in compenso diverte. Si sappia a cosa si va incontro.
(Pajama Party, Seeing Red Records, 2022)
1. Like A Ghost
2. Second Skin
3. The Power Of No
4. When The Storm Comes Home
5. Orchestrated Illusions
6. Denim On Denim
7. Beyond Beholds The Moon
8. Too High The Sky
9. Trails To The Gate/Second Skin Reprise