Il nuovo album degli Idles, Ultra Mono, atteso a lungo, è uscito lo scorso mese per Partisan Records. Interamente registrato a Parigi ai La Frette Studios, esso è la cristallizzazione della svolta introspettiva e sperimentale degli Idles.
Questo album presenta due anime tra loro amalgamate molto bene e che incorporano la crescita non solo sonora ma anche narrativa della band. Da una parte vi è, infatti, una spinta introspettiva, ben rappresentata da brani come “War” e “Anxiety”, che raccontano l’una del conflitto interiore e l’altra di un problema sociale contemporaneo: l’ansia, o il senso di disagio che si prova nel sentirsi dalla parte sbagliata del “mondo”. Ciò che colpisce di queste tracce però è anche la struttura compositiva. Le chitarre heavy e i suoni martellanti della batteria sono accompagnati nel primo caso da un testo concentrato sulle onomatopee e nel secondo caso da un crescendo sempre più ansiogeno di urla, che si mescolano ad un suono anch’esso sempre più disturbante. Vi è poi una seconda anima, la critica sociale, a cui l’ascoltatore si era abituato sia con Brutalism (2017) sia con Joy As An Act Of Resistance (2018). Ciò che è peculiare in Ultra Mono, tuttavia, è il gioco con gli elementi musicali. “Kill Them With Kindness”, ad esempio, si apre con un pianoforte, che crea una forte dissonanza con la precedente traccia. Metaforicamente esso rappresenta la dolcezza da contrapporre alla violenza. “Reigns”, nella seconda parte dell’album, si apre invece con un basso distorto e include persino una breve sezione di sassofono. Generalmente, le sonorità dell’album variano lungo un continuum tra l’hardcore punk e l’heavy metal. Peculiare è “A Hymn”, brano post-punk lento e dalle sonorità quasi inquietanti.
Ultra Mono è un album che per essere compreso appieno ha bisogno di più ascolti, al fine di maturare dentro l’ascoltatore. Se è vero che il punk si contraddistingue per l’immediatezza dei messaggi, è anche vero che la sperimentazione ha bisogno di essere compresa. Potrebbe essere questo il motivo per cui l’album è stato generalmente sottostimato dai fruitori? Tralasciando questo genere di riflessioni, è importante sottolineare ancora una volta la dualità intrinseca di Ultra Mono, poiché è ciò che lo eleva almeno al livello dei suoi predecessori. Da una parte vi sono sonorità classiche del punk e del post-punk, dall’altra vi è sperimentazione sonora, ben calibrata nel corso dell’album. Da un punto di vista narrativo, invece, vengono affrontate diverse tematiche: dalla guerra interiore all’amor proprio, dall’ansia all’ignorare il giudizio degli altri. Ma non finisce qui, perché gli Idles, contraddistinti dalla tensione verso una forte critica sociale, non fanno mancare neppure questa volta la loro poetica violenta nei confronti della corruzione politica e dell’ingiustizia (sentasi “Carcinogenic”) e dell’aristocrazia (“Reigns”), mentre “A Hymn” invita a liberarsi dai giudizi e pregiudizi. In “Ne Touche Pas Moi”, accompagnati nel ritornello dalla leader delle Savages Jehnny Beth, denunciano infine ogni forma di abuso sessuale.
Traendo le fila del discorso, concludo affermando che Ultra Mono è un grande album. Nell’era del politically correct, gli Idles non si traggono indietro dal dire la propria opinione in modo apertamente schierato e privo di ambiguità. La denuncia sociale è un elemento emblematico del gruppo, ma fa piacere trovare anche una prospettiva più personale e riflessiva, un’anima introspettiva. Lode agli Idles, che anche questa volta hanno pubblicato un’opera su cui riflettere molto.
(Partisan Records, 2020)
1. War
2. Grounds
3. Mr. Motivator
4. Anxiety
5. Kill Them With Kindness
6. Model Village
7. Ne Touche Pas Moi
8. Carcinogenic
9. Reigns
10.The Lover
11. A Hymn
12. Danke