Ci troviamo di fronte a un salto evolutivo nel sound della band germanica e fa piacere sentire che non si sono limitati a fare quello che sanno fare meglio, ma hanno deciso di portarlo in una direzione più definita.
Gli Implore non hanno più bisogno di tante presentazioni, basta frequentare un minimo l’underground core europeo per riconoscere all’istante una band di questa portata. Non è più la band rognosa di quel fantastico mini che fu Black Knell. The Burden of Existence fa scattare una ulteriore tacca per quanto riguarda il portare la violenza sonora a uno stato di perfezione estetica. Lo spirito è sempre lo stesso, sia chiaro, da loro non ci si può aspettare nulla di più e nulla di meno di una grandinata di sassi che colpiscono la faccia e spaccano denti e zigomi e, tutto sommato è così che ci piace, è così che li vogliamo questi ragazzi. Però, se posso dire, la scrittura dei brani ha subito un leggero cambiamento: in questo disco abbiamo in più di un’occasione la possibilità di rallentare un po’ il moshpit e capire che c’è spazio anche per cose più cadenzate, non solo corse furiose.
Una concezione differente, una visione diversa di una musica che abbiamo sempre preso per devastante a priori, che già ci piaceva, bada bene. Ma ora permette anche l’analisi.
(Church Road Records, 2022)
1. Prior Void
2. The Burden of Existence
3. Archetype
4. Masochistic Tendencies
5. Accept the Loss
6. Sun Deprived
7. Failure Through Self Preservation
8. Ultimate Freedom
9. Love Will Gradually Perish
10. The Sense of Endings8.0