I francesi Ingrina dopo un EP autoprodotto di un paio di anni fa pubblicano in formato cd, tape e vinile il loro primo full length Etter Lys.
Tratto peculiare del combo è l’utilizzo di due batterie e tre chitarre. Questo attacco sonico è tangibile sin dall’opener “Black Hole”. Il brano, più vicino al sentire post-hardcore, è il più breve del disco. Riff taglienti si susseguono mentre le vocals hanno un piglio declamatorio colme di urgenza espressiva. Il combo con grande padronanza riesce a intrecciare rimiche potenti ed efficaci con un riff stratificati di grande livello. “Coil” e “Resilence” sono vicine al post-metal per astronauti dei seminali Rosetta con lunghe fughe strumentali colme di epicità. Nel finale il disco si incupisce e “Leeway” (da sentire rigorosamente la versione in vinile, di una durata maggiore) e “Surrender” mostrano il lato più sperimentale della band. Nella prima arpeggi spettrali e dissonanti si fanno strada con urla laceranti di sottofondo che traghettano nella chiusura del disco, una lunga suite di oltre quindici minuti.
Il disco, incentrato su tematiche altamente metaforiche che hanno come filo conduttore l’acqua e il suo scorrere, è davvero un flusso sonoro che come un fluido nero percorre strade sconosciute. Dopo vari ascolti colgo ancora nuove sfumature di un lavoro colmo di personalità e con un suono ricercato e nello stesso tempo viscerale. Ottimi.
(A Tant Rêver Du Roi, Tokyo Jupiter Records, Ideal Crash, 2018)
1. Black Hole
2. Fluent
3. Coil
4. Resilience
5. Leeway
6. Surrender