Tornano gli Ingrina dopo il buon Etter Lys (2018) con il nuovo Siste Lys, un album che reinterpreta le tre tracce del loro primo EP e presenta altrettanti inediti.
Esattamente come il disco di esordio, il nuovo Siste Lys è basato su un concept fortemente legato al periodo in cui viviamo dove mura e l’impossibilità di muoversi ricordano profondamente le carceri. Il suono del combo è monolitico come nel disco di esordio: l’attacco di “Jailers” trae la sua potenza nelle due batterie che si rincorrono come tritasassi nel creare un’onda d’urto insieme alle tre chitarre. Padroni dei propri mezzi hanno fatto delle stratificazioni un vero punto di forza: nei momenti di quiete chitarre cariche di riverberi si intrecciano creando lugubri trame che sfociano in epiche esplosioni. A brani piuttosto lunghi si alternano altri dal minutaggio ridotto che puntano su atmosfere plumbee dove la voce ovattata porta chi ascolta in viaggi onirici di sicuro effetto come nella ottima “Walls”. Il disco gioca con contrasti ritmici che vanno dal post-hardcore di “Now” al post-metal catartico di “Stolidity”. La band ha lavorato duramente nel crearsi un suono estremamente personale e di questo bisogna darle atto, d’altra parte l’utilizzo della voce pare meno efficace rispetto al passato e in alcuni casi (“Stolidity”) le declamazioni riverberate così indietro nel mix paiono un mero riempitivo.
Siste Lys è un conferma di quanto di buono i francesi hanno prodotto finora e pare mettere più a fuoco il sound della band, perdendo in parte irruenza. Per chi scrive un disco di passaggio che porterà a nuovi interessanti sviluppi.
(Medication Time Records, À Tant Rêver Du Roi, Tokyo Jupiter Records, 2020)
1. Jailers
2. Walls
3. Casual
4. Stolidity
5. Now
6. Frozen