Jours Pâles è un progetto nato a fine 2019 dalle ceneri dei francesi Asphodèle, che ne rappresenta nei fatti la lineare prosecuzione. Il mastermind Spellbound (Aorlhac), liberatosi della presenza, ahem, ingombrante di Audrey Sylvain, ha ingaggiato un nuovo chitarrista (James Sloan degli Uada) e l’anonimo batterista Phalène e dato alle stampe Éclosion, un debut album che in realtà non è un esordio, ma che riprende pedissequamente le fila del discorso iniziato con l’esordio della band precedente, intitolato per l’appunto Jours Pâles, uscito anche per la medesima label, una Les Acteurs De L’Ombre sempre attenta alle varie incarnazioni del black metal transalpino.
Per la precisione, il black metal della formazione francese – a conti fatti internazionale, dato che al basso c’è lo svedese Christian Larsson (ex-Shining) – fa parte della corrente più malinconica e grigia del genere, quella da giorni pallidi appunto, che proprio tra Francia e Svezia ha trovato una sua prima e importante determinazione poco più di dieci anni fa. Lo spazio per divagazioni atmosferiche nella musica dei Jours Pâles è davvero poco se non nullo; al contrario la composizione gira puntualmente su mid-tempo e su un riffing molto quadrato, figlio di quella corrente tanto in voga nel periodo sopra citato, a cui si faceva riferimento con appellativi quali depressive rock.
La tracklist parte benissimo con “Illunés”, che incarna appieno gli stilemi appena accennati, ma nella loro forma migliore, con un giro di chitarra raggelante e vocals da strapparsi le vesti. Già dalla successiva “Aux Confins du Silence” qualche nodo viene al pettine: una chitarra che non convince nei riff, derivativi, e nelle lead, a tratti dozzinali, e soprattutto una batteria fin troppo elementare, ai limiti di una drum machine goffamente programmata. A portare avanti la baracca in maniera veramente esemplare c’è solo la voce di Spellbound, sempre in lingua madre, multiforme, talvolta sussurrata talvolta grido sofferto (“Le Chant du Cygne”), che non si fa mai scream acuto e straziante ma riesce a trasmettere vari strati espressivi con grande capacità.
Ci sono alcuni bei momenti sparuti nel corso di Éclosion, ma sommersi da tanto materiale trascurabile, e finiamo per perderci svariate volte nell’ascolto. Il feat. di Graf degli Psychonaut 4 (forse i più celebri eredi di quel sound a cui facevamo riferimento poco sopra) nella de facto conclusiva “Des Jours à Rallonge” porta una ventata di aria gelida, ma è troppo poco per risollevare le sorti di un album che ci convince meno che a metà.
Insomma, data la caratura dei nomi coinvolti sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosina in più. Al momento ci sentiamo di consigliare i Jours Pâles solo ai fanatici di certo black metal che è sì melodico, mesto e dolente, ma è scevro da ogni contaminazione post, nella speranza di poter sentire qualcosa di meglio in futuro da un progetto che ha già da oggi, in potenza, gli elementi per fare del bene.
(Les Acteurs De L’Ombre, 2021)
1. Illunés
2. Aux Confins Du Silence
3. Ma Dysthymie, Sa Vastitude
4. Le Chant Du Cynge
5. Eclamé (feat. Ondine)
6. Éclosion
7. Suivant l’Astre
8. Des Jours à Rallonge (feat. Graf from Psychonaut 4)
9. C2H6O