Non si può negare che i Kampfar siano una di quelle band perennemente, forzando un po’ la mano, “in direzione ostinata e contraria”. Forti di due lavori a dir poco riuscitissimi (parlo ovviamente di Ofidians Manifest e Profan) i norvegesi si prendono il loro meritato tempo di assestamento e fanno uscire solo dopo tre anni il seguito, Til Klovers Takt.
Fare un viaggio dentro Til Klovers Takt significa addentrarsi all’interno di una valle oscura e dannata, dove non vi sono tracce di esseri umani, un po’ come fa bene intendere il video di “Urkraft”. I Kampfar non si sono smentiti neanche stavolta e ci hanno regalato un disco in cui tutte le sei tracce sono ipoteticamente dei singoli, o comunque dei tasselli che possono vivere di vita e dignità propri. Se possibile, i quattro norvegesi si sono spinti anche un po’ oltre rispetto a quanto fatto in precedenza, dando una bella sferzata ai toni, lavorando ancora di più sulle ritmiche e sulle atmosfere: se da un lato la prova di Dolk è una delle migliori della sua carriera in termini di rabbia e aggressività, le parti corali sono riuscitissime e creano paesaggi davvero notevoli. È proprio di queste lande ai confini del mondo che parliamo, quando ascoltiamo canzoni come “Rekviem” o l’incendiaria “Flammen Fra Nord”. A proposito di questo, ci sono diversi momenti di Til Klovers Takt in cui i Kampfar giocano come al solito con l’inglese e il norreno, aumentando notevolmente il grado di storytelling delle canzoni stesse e la loro dose di epicità; in certi frangenti si potrebbero fare dei parallelismi con i primi lavori dei conterranei Borknagar, anch’essi legati ad una rivisitazione più moderna delle saghe nordiche. Ad ogni modo, se dovessimo elevare uno di questi tasselli a ruolo di “canzone simbolo” del lavoro, forse sarebbe “Fandens Trall”: in questi cinque minuti e mezzo troverete tutte le caratteristiche che potete attendervi da una band esperta, che conosce i suoi mezzi ma ancora una volta desiderosa di fare male. Stiamo ovviamente parlando di cori gutturali di notevole fattura, sfuriate chitarristiche che fanno tornare alla mente gli anni Novanta, e in generale una maligna voglia di stupire pur restando coerenti con il proprio sound.
I Kampfar sono quindi tornati a ruggire. Lo hanno fatto con decisione, con ferocia e con la giusta consapevolezza di chi non ha più niente da dimostrare. Dopo averci raccontato in vari modi la Norvegia più isolata, fiera e oscura e dopo aver cavalcato la scena per più di 25 anni, la compagine norrena si permette di giocare un po’ con il suo stile, consapevole che se da un lato si gioca, dall’altro si sperimenta e si carpiscono nuove soluzioni.
(Indie Recordings, 2022)
1. Lausdans Under Stjernene
2. Urkraft
3. Fandens Trall
4. Flammen Fra Nord
5. Rekviem
6. Dødens Aperitiff