Agli appassionati di folk, probabilmente, il nome di Kati Rán alias Kaat Geevers suonerà familiare, ma per chi non la conoscesse è bene fare un minimo di retrospettiva per inquadrare meglio il suo percorso e di come esso si sia sviluppato. La musicista olandese si fece già un nome nel circuito grazie alla sua presenza (anche come produttrice) negli interessanti Folk Noir (che vedevano la presenza di membri dei Faun) come pure nella sua band vera e propria chiamata L.E.A.F, dove presenziava anche il chitarrista degli Omnia, che sarà poi messa definitivamente da parte nel 2015. Proprio da qui inizia la carriera solista di Kati che si farà strada piano piano nel mondo della mitologia nordica arrivando ad traguardo importante con la pubblicazione del lungo ed immersivo brano “Blodbylgje” (con ospite Gaahl ovvero il frontman dei Gaahls Wyrd ed ex-Gorgoroth) avvalendosi della collaborazione di un altro pezzo da novanta ossia Christoper Juul degli Heilung, in fase di registrazione, oltre che il tastierista originale degli Enslaved, Herbrand Larsen. Il potenziale evocativo comincia a venire fuori e prosegue la sua via con il successivo “Unnr” (traducibile in “la spiaggia del pensiero”) che incorpora sempre più elementi e sonorità provenienti dalle antiche tradizioni nordiche dove Kati si occupa nuovamente della produzione e di svariati strumenti oltre che la voce.
Si arriva quindi al 2024 (un piccolo antipasto fu il singolo “HEFRING”, di un paio di anni prima), con l’uscita del debutto vero e proprio chiamato SÁLA, antica parola norrena traducibile in anima ma anche in mare. L’album, di tredici brani oltre che decisamente lungo, viene registrato in Islanda e vede la partecipazione di una nutrita schiera di ospiti: Gaahl, il coro femminile islandese Umbra Ensemble, il musicista jazz Karl Seglem, il contrabbassista Borgar Magnason (collaboratore anche di Björk e Brian Eno), più svariati membri di band come Völuspá, Gealdýr, Heilung e Theodor Bastard finendo poi con Mitch Harris dei Napalm Death alla voce. Il disco si presenta curatissimo sotto ogni aspetto, dall’artwork alla produzione stellare che fa risaltare ogni piccolo dettaglio come pure l’uso dinamico delle voci che vedono l’uso di diverse lingue: norvegese, norreno antico, islandese e per la prima volta anche l’inglese. Si percepisce una decisa crescita complessiva, però dall’altro lato non tutto fila esattamente come dovrebbe, specie nella seconda metà dell’album. La title-track “SÁLA” apre in maniera magniloquente il disco con un sound quasi da colonna sonora da film epico. Il songwriting punta ad essere scheletrico, mininale e lo si nota fin dall’inizio. Le atmosfere fanno da padrone durante il corso dell’opera, privilegiando le vocals ultraterrene di Kati ed una generale sensazione di oscurità ritualistica come ci si trovasse in un loop pagano. Non è un caso che si percepisca profumo di ambient/drone ed è una delle sfumature che più rendono interessante il lavoro, specie nel mantra sognante di “KÓLGA” (che significa 16) o nella già citata e riproposta “BLODBYLGJE” (avrebbe necessitato di un’asciugata) ma anche negli intermezzi oscuri a nome “DRÖFN” (“Alla deriva”) e “DÚFA” (“Dormendo”). C’è spazio anche per le consuete pennellate folkeggianti come la ballad “HIMINGLÆVA” e la cerimoniale “HEFRING” per tornare poi ad una certa veste intimista ed enigmatica (“STONE PILLARS” e la ripresa del singolo “UNNR”) dove la musica non punta troppo alle stratificazioni ma alla carne, al sangue, alla sostanza. Purtroppo dalla leggerezza di “HRÖNN” si comincia a sentire un po’ di stanchezza in quanto i brani si indeboliscono e l’effetto sorpresa svanisce sempre di più. Buttare fuori un album così mastodontico può essere un rischio, specie con una concorrenza decisamente agguerrita e pezzi minori come “BÁRA” (“Saga di Bósi”), “SEGIÐ MÉR” e “SÁTTA” (“Pace/Riconciliazione”) fanno capire che bastava fare meno. Un’opera così impegnativa rischia di perdere l’attenzione dell’ascoltatore ed in alcuni casi la battaglia è persa.
Tirando le somme Kati sfodera un disco di luci ed ombre, non un capolavoro ma comunque un lavoro di qualità e che merita un ascolto molto approfondito in una situazione rilassata. Per i fan di Wardruna, Heilung e Lili Refrain!
(Svart Records, 2024)
1. SÁLA
2. HEFRING
3. KÓLGA | 16
4. BLODBYLGJE
5. DRÖFN | Drifting
6. STONE PILLARS
7. DÚFA | Sleeping
8. UNNR | Mindbeach
9. HIMINGLÆVA
10. HRÖNN
11. BÁRA | Bósi
12. SEGIÐ MÉR
13. SÁTTA