Davvero una bella sorpresa il nuovo lavoro degli svizzeri Kehlvin, dal titolo Holistic Dreams. I Nostri, ad oggi al terzo parto discografico, si sono sempre mossi nel sottobosco fittissimo del post metal con tinte sludge: i riferimenti più diretti alla loro proposta possono essere ricercati negli Isis (per le parentesi ipnotiche e circolari), nei Neurosis (soprattutto i primi, per il piglio ancora genuinamente hardcore e rabbioso) e nei Mastodon (non tanto nella complessità delle strutture quanto nelle aperture melodiche). Personalmente chi scrive ha individuato anche rimandi, qui e là, ai Nine Inch Nails più “orecchiabili”, ma si tratta di piccolezze, riscontrabili soprattutto in certe atmosfere o interpretazioni. In generale tanti nomi di assoluto livello dunque, eppure la band non sfigura sebbene non sia ormai più possibile dire molto di nuovo sul genere proposto
Il pezzo posto in apertura è già una chiara dichiarazione di intenti: “The Impossibility of Progress” parte subito bella tirata, con un’interpretazione vocalica sugli scudi da parte di Yonni Chapatte, che per fortuna sarà una costante in tutto il lavoro: sicuramente tra i migliori brani del lotto. E’ però la seconda parte del disco che contiene i pezzi di maggior pregio: “Electric Monks” ne è un esempio, con un incedere asfissiante caratterizzato da voci torturate e ritmiche ben definite e granitiche che esplodono in un ritornello arioso e melodico. “Gently Thinking” è dove forse emergono maggiormente i richiami agli Isis (e perché no, Neurosis), mentre la conclusiva “Flash Backward” è la degna chiusura del lavoro, racchiudendo tutti gli elementi caratterizzanti i Kehlvin. Anche qui non si può rimanere indifferenti di fronte all’immensa prova vocalica di Chapatte, che sembra letteralmente vomitare cuore ed emozioni sostenuto da riff di chitarra che, intorno alla metà del pezzo, iniziano pian piano a costruire un climax che non intende scemare di intensità, anzi arricchendosi di elementi e stratificazioni. In questo caso è balzata alla nostra mente anche un’altra band, sconosciuta ai più, gli Oceans f Sadness, un gruppo che nei primi anni duemila miscelava in maniera piuttosto particolare doom, gothic, death e prog, suonando però incredibilmente melodico ed accessibile nonostante la complessità della proposta.
Ed è proprio questa la caratteristica vincente dei Kehlvin, l’aver saputo creare un lavoro a metà strada di tanti aspetti, generi e atmosfere, riuscendo a non risultare pesante o all’opposto troppo melodico, a suonare derivativo quanto basta per essere catalogato nelle giuste coordinate ma allo stesso tempo suonare fresco e convincente. Non sarà magari annoverato tra le migliori uscite post-metal dell’anno, ma state pur certi che Holistic Dreams è in grado di fare la sua figura anche al confronto di dischi e realtà ben più blasonate e “pompate”.
(Division Records, 2021)
1. The Impossibility of Progress
2. The Walking Clay
3. Causation Failure
4. Electric Monks
5. Gently Thinking
6. Dirk, my Boy
7. Flash Backward