Vi è mai capitato di ricevere uno schiaffo, smaltire la scarica di adrenalina e non capire il perché, continuando ad interrogarvi ad oltranza? Ecco, Loved dei KEN Mode è più o meno questo concetto espresso in musica. L’album è un cambio di direzione per la band canadese, che perde la vena indie e si concentra su un sound più radicale ed estremo, conservando un pizzico del loro background noise e se vogliamo industrial. Forse uno dei lavori più complessi con cui ho avuto a che fare negli ultimi anni, un disco che può ricordare post-hardcore e grind ma con alcune strutture e licenze che spaziano molto, stupendo e coinvolgendo l’ascoltatore, della serie: “cosa potrebbe mai accadere ora?”.
Lo slancio preso nel 2011 dopo essere stati sotto l’ala dell’inossidabile Kurt Ballou prende vita, e si sviluppa propriamente in questa release che odora molto dei migliori Converge, con un atteggiamento molto “in faccia” che mi ha preso fin da subito, complice anche l’ottima esecuzione e la produzione spartana ma efficace e d’impatto firmata Andrew Schneider (produttore dei Cave In, fra i tanti). Seguendo il trend, Season Of Mist ci offre ancora una volta un lavoro che esplora e si scrolla di dosso un po’ di cliché, con i KEN Mode capaci di inserire nella loro musica elementi veramente distanti fra loro con una semplicità ed effettività veramente lodevole. L’attacco sonoro che scaturisce dai KEN Mode è abbastanza viscerale, una violenza cieca apparentemente randomica ma con un gran cervello che mette in opera tutti gli elementi, generando un ascolto dinamico, coinvolgente, longevo e sinceramente sentito.
Tutto molto bello fin qui, ma c’è di più; con gli ascolti il disco cresce di spessore e gli elementi meno in vista iniziano a brillare diventando delle piccole perle, come ad esempio il sax che fa capolino per accordare parti di violenza cieca, i riff che si ripetono in maniera quasi industriale e alienante, le voci malate e deliranti sempre più presenti e profonde, tutti elementi che finiscono per rilevare il valore di un lavoro che senza troppi giri di parole mi è piaciuto molto. Nota di colore: l’album nasce con l’idea di soddisfare il ghigno che campeggia sull’artwork e direi che ci riesce senza riserva.
(Season Of Mist, 2018)
1. Doesn’t Feel Pain Like He Should
2. The Illusion Of Dignity
3. Feathers & Lips
4. Learning To Be Too Cold
5. Not Soulmates
6. Very Small Men
7. This Is A Love Test
8. Fractures In Adults
9. No Gentle Art