Sempre attento a quello che il territorio svizzero propone, Frederyk Rotter con la sua Czar of Crickets ha visto lungo, producendo il secondo EP di questi promettenti ragazzi. Dopo il lavoro autoprodotto di tre anni fa i Khaldera tornano con tre brani che dimostrano quanto il post metal strumentale possa ancora di buono proporre.
Gli elvetici rilasciano un lavoro estremamente suggestivo, nel quale la potenza è secondaria e assolutamente accessoria ai brani. La ricerca dei suoni è maniacale ed è davvero encomiabile il lavoro svolto ai BlackArtAudio Studios di Liestal (paesino suggestivo nei pressi di Basilea). Mi piace immaginare le tre tracce come un’ondata in un mare calmo solo all’apparenza. L’incipit soffuso di “Impending Tempest”, fatto di arpeggi e suoni liquidi, segue i ritmi più muscolari di “The Inevitability Of Transition”, che picchia pesante. Un continuum che trova il suo compimento in “Afterglow”, brano più post rock del lotto, grazie ai suoi delay ed alle chitarre pulite sostenute da ritmiche dal sapore etnico.
Sarebbe davvero ingiusto liquidare i Khaldera come gli ennesimi followers dei soliti Russian Circles e Pelican. Il gruppo con questo EP dimostra una spiccata personalità e un approccio lontano dai soliti schemi. Venti minuti sono davvero troppo pochi per sbilanciarsi, ma le vibrazioni sono ottime.
(Czar of Crickets, 2016)
1. Impending Tempest
2. The Inevitability Of Transition
3. Afterglow