Fondati nel 1989 i francesi Kill The Thrill toccano oggi la quota dei cinque full-length con il presente Autophagie. Il trio (a lungo un duo) può a somme linee essere inserito nella darkwave, anche se forti sono i riferimenti in questo lavoro alla wave tout court, all’industrial, al post-punk, fino a lambire certe cose dell’alternative metal. I Nostri giocano di esperienza: Nicolas Dick (voce, chitarra ed effetti), Marylin Tognolli (basso, voce ed effetti) e Frédéric De Benedetti (chitarra e voce) sanno il fatto loro quando si tratta di creare atmosfere suggestive, ora urbane e notturne, ora più ariose e sognanti, sempre animate dalla voce di Dick, roca e graffiante, e dal basso della Tognolli, pulsante come da scuola “-wave”.
In generale il clima è freddo, arido, glaciale e asettico: l’elettronica messa in campo dai Kill The Thrill non è mai invasiva ma aggiunge un carico importante e costituisce una cornice ideale nella quale i pezzi del trio prendono vita. Degli Indochine meno plasticosi e gotici e più oscuri e tellurici, con un approccio vocale à-la Noir Désir: questi sono i Kill The Thrill, giusto per fare un paragone con delle band connazionali, ma con un’identità assolutamente propria che ha permesso loro di calcare i palchi a fianco di gruppi come Godflesh, Killing Joke, Jesu e Einstürzende Neubauten, i quali immancabilmente hanno finito per contribuire alla definizione, anno dopo anno, del loro particolare sound. Autophagie consta di nove brani, e se escludiamo una leggera flessione intorno alla metà dell’album, non presenta difetti o lacune sostanziali e si configura come un album piacevole da ascoltare, che scorre bene seppur in costante bilico tra la ricercatezza delle strutture ispirate e labirintiche e le aperture maggiormente orecchiabili e pop. Il disco vive di questo dualismo, che si realizza nella compresenza di momenti maggiormente dedicati all’atmosfera e alle aperture melodiche che si avvicendano (talvolta anche nello stesso pezzo) con cavalcate dal piglio più epico, tellurico e post-, con picchi evidenti nelle quattro canzoni poste in apertura e nella penultima “Je Suis Là”.
I Kill The Thrill sono probabilmente una band un po’ sottovalutata, di certo non prolifica, lontana dai riflettori e con un pubblico forse molto ristretto, ma cogliete l’occasione per scoprirli ascoltando Autophagie: vi troverete davanti una band che ha molto da dire, con un sound tutto suo ispirato, algido ma dannatamente coinvolgente.
(Season of Mist, 2024)
1. Tout Va Bien Se Terminer
2. À La Dérive
3. Le Dernier Train
4. Autophagie
5. Capitan
6. Cluster Headache
7. Les Enfants Brûlent
8. Je Suis Là
9. Ahan