Esordio su Argonauta Records per il power trio pugliese dei King Potenaz. Al netto di quanto realizzato finora, Goat Rider è senza alcun dubbio il modo migliore per approcciare la loro musica. C’è tutto il loro mondo dentro, tutta la loro voglia di dare nuova linfa ad un genere che tende a chiudersi in sé stesso. Un album molto interessante che cerca di riscrivere il manifesto dello stoner contemporaneo, allontanandosi da tutti quei cliché che la stragrande maggioranza delle band osserva religiosamente, senza distaccarsi dai dogmi dettati dai maestri.
Per farlo i King Potenaz hanno scelto di mostrarci quello che è il cuore che arde dentro di loro, con un riuscitissimo tentativo di contestualizzare il loro amore per i Black Sabbath ai giorni nostri, rimodellandolo con soluzioni alternative ai cliché delle varie diramazioni di quel desert sound statunitense di cui non sono mai riuscito ad innamorarmi. Non a caso, vista la loro “provenienza” sonora, il disco è intriso di un approccio sia sonoro che concettuale che guarda all’occultismo in modo ragionato. Goat Rider è quindi inquadrabile come un album decisamente abrasivo, che riesce ad essere accattivante e seducente nelle sue parti più dilatate, senza perdere di intensità, anzi, portandoci a guardare ai momenti più sostenuti e intensi con ancor maggiore trasporto.
Il trio mostra una grande padronanza sia in fase di costruzione che di esecuzione, resa ancor più interessante dalla loro capacità di disimpegnarsi a cavallo tra soluzioni sonore tra loro distanti, senza perdere l’attenzione dell’ascoltatore. Caldissimo nella sua glacialità sonora, fatta di momenti di grande atmosfera, il disco sfrutta il suo lato più grezzo per far deflagrare la sua energia esplosiva. Un plauso quindi ai King Potenaz, per essere riusciti a farci nuovamente innamorare dell’opprimente psichedelia nella sua veste più acida, e meno sputtanata.
(Argonauta Records, 2023)
1. Among The Ruins
2. Pyramids Planet
3. Goat Rider
4. Pazuzu (3:33) feat. Sibilla
5.Cosmic Voyagers
6. Moriendoom (La Ballata di Ippolita Oderisi)
7. Monolithic
8. Dancing Plague