Anticipato allo scadere dello scorso anno dall’ep B-Sides, registrato live, e dal videoclip di “Glass Bones”, Stoned.Immaculate è il primo full length dei Kint, band formata da componenti di The Death of Anna Karina e Redline Season, e il cui nome è una contrazione di kintsugi, quella pratica tutta giapponese di riparare i cocci con l’oro, di riciclare impreziosendo, oppure, nel loro caso, di rimettersi in gioco più forti che mai.
Uscito per l’inglese Small Pond e per le italiane Sonatine Produzioni, E’ un brutto posto dove vivere e To Lose La Track, Stoned. Immaculate, come nel caso appunto del kintsugi, riprende, rinnova e declina sotto una nuova forma, più complessa e coraggiosa, impreziosita da nuove vene e sentieri di percorrenza, il background musicale dei Kint. Un noisecore / post-hardcore mai troppo slabbrato e, di converso, più impostato sull’eleganza dei toni, sulla creazione di immaginari cupi, sintassi eccentriche e imprevedibili, una sessione ritmica spesso post-punk, accenni di melodie e drammatizzazioni vocali. Eppure non manca nulla al repertorio di genere: linee di basso sature e grasse, accelerazioni, riffing sbilenco, andamenti biascicati e sinuosi, cambi di rotta e una classica timbrica acida, quando però non si impregna di pretese, riuscite beninteso, di cantautorato. Né mancano le consuete mazzate, dosate però solo laddove opportuno.
Stoned. Immaculate non è un album, nonostante un artwork che potrebbe convincerci del contrario, che vuole essere estremo a tutti i costi. È intelligente, invece, e tradisce l’enorme personalità e la disinvoltura di scrittura della band che propone un formulario coraggioso interpretato magistralmente.
(Small Pond Records, Sonatine Produzioni, Too Lose La Track, E’ un brutto posto dove vivere, 2018)
1.Snakebootskin
2.Flat
3.Last on List
4.The End
5.Blonde
6.Oldseeds
7.Gold
8.Flags of Our Fathers
9.In or Out