L’enigmatico Jeremi, del quale non si sa molto, è la mente dietro il progetto La Mer, one-man band scozzese al suo quinto sigillo discografico dal titolo Tetrahedra. Le etichette che pubblicano il lavoro (Godz Ov War Productions e Analög Ragnarök) descrivono il sound proposto dal Nostro come “black rock”, e tutto sommato ci pare un genere abbastanza centrato.
Il black metal è presente solo nello screaming, in certe accelerazione e nel mood generale, ma a farla da padrone sono ritmiche generalmente più orientate al rock, al gothic dei Type O Negative o dei Katatonia di metà carriera, fino a sfociare in certe cose affini quasi al nu-metal, a tutta quella fetta di metal ricco di groove e “boombastico”, e all’industrial degli ultimi Nine Inch Nails (per alcune atmosfere). L’uso della sezione ritmica è talvolta quasi vicino al post-punk grazie al basso pulsante e sempre ben cadenzato, mentre gli inserti di tastiere sono piacevoli incursioni negli anni Ottanta più algidi e malinconici. Non è facile insomma dare una definizione a quando fatto da La Mer, ma l’ascolto del lavoro (tredici tracce per quasi un’ora di musica) si rivela piacevole e divertente, almeno per buona parte del disco. La seconda metà dell’album perde infatti un po’ di mordente, e salvo pochi casi risulta essere inferiore alla prima sezione, che invece brilla grazie a canzoni orecchiabili e dalle atmosfere variegate. Per il modo in cui La Mer flirta con le diverse influenze musicali riuscendo a mantenere toni oscuri seppur orecchiabili potrebbe essere assimilato ai Nachtmystium o ad alcuni gruppi di Black ‘n’ Roll, pur senza avere i tratti acidi e psichedelici di questi ultimi. Il Nostro ama indubbiamente la melodia abbinata a sonorità sincopate, cupe e gotiche, sporche e urbane (“Last One Out”, “Tetrahedron” e “Strach” per citare alcuni momenti rappresentativi), ma allo stesso tempo ama adagiarsi nella malinconica mestizia del dark ottantiano quando rallenta i tempi e punta dritto verso un mood più pulviscolare e nebbioso, pur non rinunciando all’abrasività delle chitarre (“To the End”, “Patina” e “Sunsets”).
Tetrahedra ci è piaciuto, ma non ci ha convinto. La formula del buon Jeremi è interessante e gradevole, ma l’album soffre di un notevole squilibrio qualitativo tra le due metà: se tutti e tredici i brani fossero stati sulla linea dei primi sei adesso probabilmente ne parleremmo in termini diversi, ma stando così le cose non possiamo spingerci tanto oltre con le lodi. Ciò nonostante non ci sentiamo di bocciare la proposta di La Mer, anzi, il nostro giudizio vuole essere un augurio speranzoso affinché l’Artista riesca a focalizzarsi meglio sulle sue idee applicandole in maniera più uniforme ed efficace: i mezzi ci sono, le idee pure, basta solo un piccolo passo in più e la prossima opera potrebbe essere quella dell’affermazione per La Mer.
(Godz Ov War Productions, Analög Ragnarök, 2023)
1. To the End
2. Last One Out
3. Tetrahedron
4. Patina
5. Sunsets
6. Strach
7. Death Dogs
8. Esse Non Videri
9. Hell Can Wait
10. Gallow Hil
11. Where Sadness Lasts Forever
12. Protostar
13. Nienawiść (Myslovitz cover)