Erano passati ormai quattro anni da quando i romani Lags avevano pubblicato per To Lose La Track l’album d’esordio Pilot., seguito a ruota, l’anno successivo, dalla cassettina acustica Seasons. Quattro lunghi anni di gestazione, dunque, per partorire però un album destinato alla storia, e ad avere un piccolo culto tutto suo, del circuito emo /post-hardcore /alternative indie italiano. Anche se i Lags, in italiano, poi, non cantano nemmeno; non sistematicamente almeno. Soon è uscito a fine marzo ancora per To Lose La Track, che continua a fare un lavoro impressionante e che si sta già prendendo enormi e meritatissime soddisfazioni, e la vicentina Fuzzy Cluster. Mentre le cassette sono state curate dalla neonata etichetta inglese – avrei detto sarda – Casu Marzu, che non poteva scegliere album migliore per esordire.
Bravi tutti dunque ma principalmente i Lags che prendono per le corna il meglio di quell’incredibile laboratorio tutto italiano – frequentato, per capirci, tanto da gente come i La Quiete quanto dai Fine Before You Came – e gli imprimono sopra con forza tutto il loro carattere e le loro persone. In Soon sarà completamente inutile star là ad individuare influenze e citazioni. È vero, dentro ci sono pure Jimmy Eat World, c’è pure del post-rock, altri hanno detto Hot Water Music, Boysetsfire e quella roba là, ma in realtà basterebbe semplicemente goderselo e ascoltare ripetutamente perché ogni volta sbuca sempre qualcosa di bellissimo a sorprenderci. Nel mezzo nessun brano cuscinetto, nessun tappa buchi. E allora iniziamo a capire perché ci hanno messo quattro anni. Impeccabili e luminosi, freschi, mossi da un languore che non riesce, pur nelle sue consapevolezze, a non essere positivo, catchy senza sputtanarsi, dannatamente sexy, sobri ed equilibrati (mi state proprio dicendo che c’è un equilibrista in copertina?), robusti e dalla schiena dritta. Procedono, con un’interpretazione sopra le righe, in un accumulo snervante di beat ossessivi, tic nervosi e manie che deflagrano in climax catartici. Quel languore là poi viene declinato pure in momenti di più cupa intimità, o con l’amaro ottimismo di chi è stato tradito dal futuro e, spalle larghe, ne ha preso atto. Vengono esplorati i ricordi, gli anfratti oscuri della memoria, sbucano dal passato i fantasmi di innominabili vagiti eroici (That Night! In “I Still Remember”) e, a partire dal titolo, che è appunto un avverbio di tempo, Soon sembra pure essere tutto un discorso sul tempo, dalle occasioni sprecate alle corse contro il tempo per inseguire la nostra personale asticella delle aspettative, sempre inafferrabile, in un eterno paradosso di Achille. I Lags lo sanno che può capitare di arrendersi, che è dura essere primi (questa cosa è una lezione pesante e fa impallidire se solo si pensa che alla batteria c’è Andrew Howe, eroe assoluto e campione di tutta una generazione) eppure non rinunciano al perfezionismo. In chiusura di album c’è poi la bonus track “Il Podista” che è una sorta di riadattamento italiano di “Showdown”, brano già meraviglioso di suo. Che ve lo dico a fare.
Soon è uno di quei rarissimi lavori in cui tutto è magicamente al suo posto, là dove deve stare, che ha bisogno di tutta l’attenzione possibile. Bravi tutti!
(To Lose la Trak, Fuzzy Cluster, Casu Marzu, 2019)
1.Knives and Wounds
2.Echoes
3.Showdown
4.The Bait
5.Magic Bullet
6.Second Thoughts
7.What It Takes
8.Acceptable
9.I Still Remember
10.Il Podista