Roma è sempre stata una città che, in campo musicale, ha flirtato praticamente con tutto. Band di ogni genere compaiono, scompaiono o lottano in ogni modo per continuare nella loro missione. Il quartetto capitolino che prenderemo in esame si fa chiamare Lai Delle Nubi, monicker alquanto interessante, dove il termine Lai si riferisce ai poemi bretoni, narranti avventure e romanticismo, ma non solo. Arriva quindi anche per tale formazione il momento del debutto discografico (anticipato dal singolo Voci Per Neon, del 2017) chiamato per l’occasione Tuēri. Tale termine si riferisce al “prendersi cura” o “avere cura” di qualcosa o qualcuno.
Bastano le prime cristalline note per capire immediatamente che sarà il post-rock a dominare sull’intera opera. Le sei tracce, interamente strumentali, hanno un grosso pregio e, allo stesso tempo, un enorme difetto, ma procediamo con ordine. Il disco, pur essendo autoprodotto, presenta una qualità audio decisamente elevata e, grazie ad essa, le melodie celestiali che i musicisti compongono si elevano alte nel cielo (“Ouverture”); anche quando le sonorità si fanno più dure e rocciose (“Oceani e Vulcani”) tutto risulta perfettamente equilibrato, permettendo di godere di ogni attimo sonoro. Proseguendo nell’ascolto emerge tutto quello che potrebbe appassionare chiunque apprezzi il post-rock: troviamo difatti tantissima melodia cesellata – basti pensare alle tinte eteree di “Emma”, dosate come lacrime – chiaroscuri perennemente in bilico tra furia e pathos maestoso (“Terapia B-29”) oppure la spaziale “Melancholia”. Quest’ultima rappresenta il vero gioiellino del disco, essendo pregna di sapori arcani, percussioni tribali (costruite su arpeggi enigmatici) ed un tocco molto mediterraneo, pronto ad implodere nel firmamento celeste. L’unico episodio meno riuscito è probabilmente “Voci per un Neon”, dove manca una certa forza espressiva: si ha difatti l’impressione che la traccia si trovi in un limbo e non riuscisse a venirne fuori.
Fin qui effettivamente tutto funziona benissimo: i Lai Delle Nubi mostrano un’ottima tecnica ed una più che buona capacità compositiva. Con grosso rammarico dell’ascoltatore, tuttavia, non viene fuori l’anima del gruppo e l’album non si diversifica granché dai lavori di moltissimi altri colleghi, se non in rarissimi e timidi casi. Il rischio è che la band non sia riconoscibile, proponendo musica di indubbia qualità, ma priva del coraggio necessario per varcare le soglie della scena locale. Si tratta dunque di un album piacevole, che farà sognare molti ascoltatori; ci auspichiamo tuttavia che, con il prossimo lavoro, i Nostri sappiano far emergere appieno le proprie doti espressive.
(MiaCameretta Records, 2019)
1. Ouvertur
2. Oceani e Vulcani
3. Emma
4. Melancholia
5. Voci per un neon
6. Terapia B-29