Quando, presi dall’ansia che ci vede incapaci di venire a capo di una situazione che non ci permette di inquadrare a dovere ciò che abbiamo tra le mani e che ostinatamente ascoltiamo pur consapevoli delle difficoltà, non ci restano che due soluzioni per lenire quel senso di scoramento che ci ha attanagliato. La prima è quella di mollare tutto e dedicarci ad altro; la seconda invece è quella di iniziare a guardare alle cose con occhio (e orecchio) libero da quell’auto-condizionamento razionale che è alla base di ogni nostro approccio sonoro, in modo da tentare di entrare nella mente (malata) di chi ci sta mettendo in così grande difficoltà.
A me non è mai piaciuto scappare, soprattutto davanti alle situazioni apparentemente più complesse da un punto di vista “cerebrale”, ragion per cui non ho potuto non amare sin da subito Ordeal and Triumph, ultima fatica di Läjä Äijälä (Terveet Kädet) e Albert Witchfinder (Reverend Bizarre). La loro è una proposta veramente “aliena”, figlia di una visione dell’elettronica rumorista decisamente personale che prende il largo dal facile approdo nella baia accogliente della “forma canzone”.
Guidato da un algido minimalismo, Ordeal and Triumph è da annoverare nel ristretto campo di quegli album dal grande magnetismo intimista che fanno del coraggio il loro fulcro. Per certi versi assimilabile a quanto di più malato, deviato e assurdo tra le cose che circolano al giorno d’oggi, il disco è schematicamente inquadrabile come il racconto di un poeta maledetto sonorizzato con il suono dell’apocalisse. Nonostante un sound più “musicale” rispetto all’album d’esordio, resta sempre chiara la distanza che separa il lavoro del duo da tutto ciò che possa anche solo marginalmente richiamare suoni armoniosi.
(Svart Records, 2023)
1. Phobos, including Electric, Matrix, Them and Foetus
2. Deimos, including Twilight World, Pit and Digitalis
3. Oberon, including Labyrinths of Earthworms and Purification