“Non siamo più quelli di Betrayed from Birth“. Questo mantra tra il serio e lo scherzoso ha accompagnato la lunga sessione di lavoro che ha portato i Lambs, dopo lo split con i tedeschi Ill Neglect, al loro primo full length, Malice, uscito ad ottobre, in una versione digipack, per Argonauta Records. Nulla di più vero. Malice però non sembrerebbe un’abiura di quanto fatto in precedenza, ma un processo di crescita compositiva fisiologico, un ripensarsi, accondiscendendo alle proprie, rinnovate ed irredente, inquietudini ed urgenze espressive.
Difficili, come sempre, da incasellare con esattezza entro coordinate sicure. I cinque brani di Malice, scivolando naturalmente l’uno nell’altro, si muovono su un multiforme tappeto sonoro, irrequieto, che coniuga uno sludge/post-metal strisciante e malevolo, marcio ed imponente a glaciali e stupende suggestioni post-black ed atmospheric sludge fino ad irruenti e caotici affondi black/crust ed hc. I brani sono mediamente lunghi e l’album ha bisogno di qualche ascolto per svelarsi completamente nella sua bellezza, specie se si hanno presenti i lavori precedenti della band. Coriaceo lo è senz’altro, compatto, un piccolo scrigno dal peso specifico enorme in cui condensano e stipano finemente tutte le loro idee. La voce, sebbene i compiti talora siano ardui ed implichino versatilità, interpreta con cuore ed esattezza quanto gli viene chiesto. “Perfidia” sfoggia un testo in italiano e, grazie pure al puntuale intervento di Alberto dei Solaris, regala tante emozioni e vive di momenti diversi tra movimenti sclerotici di chitarra, parti asfittiche e nervose e sommesse aperture. Nell’elenco degli ospiti figurano pure Paolo Ranieri degli Ottone Pesante (“Debug” e “Misfortune”) e Fabio Cuomo (“Debug” e “Ruins”).
Tre anni di scrittura, un cambio alla chitarra e un risultato di cui andare orgogliosi. Malice, registrato e mixato da Baraldi degli Ornaments e masterizzato nello Studio 73 da Pasini, condensa una salubre e testarda dedizione, una grande capacità di sviscerare a fondo le loro idee, declinandole secondo un efficace linguaggio personale, contribuendo, col suo valore, a tenere alto il livello della produzione musicale estrema italiana di quest’anno.
(Argonauta Records, 2019)
01. Debug
02. Arpia
03. Ruins
04. Perfidia
05. Misfortune