Da un etichetta come Dur et Doux ci si può aspettare solo musica al limite della follia, e il collettivo francese Le Grand Sbam (un nome, un programma) in questa pazzia è sicuramente immerso. I componenti sono diversi musicisti attivi nella scena d’oltralpe e dediti alla sperimentazione musicale oltre che la ricerca di nuove forme espressive. Il combo esordì nel 2014 con un live album ma è solo nel 2020 che esce il vero e proprio esordio intitolato Vaisseau Monde, uno spericolato concentrato di tantissimi generi con rimandi ad un numero indefinito di musicisti come Primus, Frank Zappa, Pere Ubu, Tuxedomoon ed innumerevoli altri.
La sperimentazione fa da comandante nei solchi di questo album dove le regole sono mescolate di continuo e dove il caos pare non concedere attimi di riposo. In effetti a chi non è abituato a stranezze nella musica, dopo i primi minuti di “Dins O Sbam” potrebbe gettarsi dalla finestra. La musica classica, ben marcata da continue note di piano on speed, viene fusa al jazz avanguardistico e alla psichedelia innestandoci dentro vocals femminili sparate come un treno in corsa. Le vesti sonore sono molto teatrali e gotiche, il tessuto è composto da progressive/math rock senza l’ausilio della chitarra ma avvalendosi di bordate heavy di basso. Non esiste chiarezza o un’unica chiave di lettura perché i Le Grand Sbam adorano divertirsi e giocare richiamando anche gli anni 70’ nella mastodontica (fin dal titolo) “Les lotus ont fleuri, je suis assis à côté d’un éléphant aux oreilles usées” dove l’approccio vocale porta alla mente Diamanda Galás grazie a vocalizzi oscuri. I giochi armonici si fanno deliranti, pieni di suoni e rumori, elettronica massiccia e ritmiche storte di batteria. L’ascolto si fa sempre più enigmatico grazie alle sinfonie fracassone di “Kouïa” dove la confusione viene filtrata attraverso lo space rock trasportando l’ascoltatore in atmosfere dilatate ai limiti del drone fra dettagli infiniti ed incomprensibili; “Woubit” rincara la dose grazie a voci perse nello spazio e nel tempo dando una falsa tregua lasciando poi alla finale “Vishnu Foutrôline” il compito di ingarbugliare ancora di più la situazione intrecciando melodie frizzanti settantiane in chiave sempre scenica fra erotismo, sensualità ed una lucidità completamente perversa ed oscurata. La tecnica è unicamente uno strumento per creare qualcosa non per dimostrare la propria abilità strumentale e lo si avverte chiaramente. E’ uno stile compositivo totalmente free e senza barriere che porta lo step musicale ad un livello più colto: un’originalità non totalmente nuova che però incanta, attraverso linguaggio differente dalla massa.
Ci si metta comodi, senza pensieri e ci si abbandoni a questo disco che potrebbe risvegliare la mente di molti, troppo abituata al mondo della facilità.
(Dur et Doux, 2019)
1. Dins o sbam
2. Les lotus ont fleuri, je suis assis à côté d’un éléphant aux oreilles usées
3. Kouïa
4. Woubit
5. Vishnu Foutrôline