Coraggio. Il coraggio è una dote che sta svanendo sempre di più, eppure a volte qualcuno dimostra ancora di averne. Spesso però il prezzo può essere alto e andare fino in fondo può portare a risultati incerti, che possono anche non valorizzare lo sforzo fatto fino a quel momento. Hallucinogenesis, nuovo album dei Lesbian, rispecchia particolarmente questa tematica. La carne al fuoco è tanta: la band offre un panorama stilistico che cambia da qualsiasi parte si tenti di osservarlo, in quanto si può trovare doom, sludge, stoner, post metal e altre mille diavolerie.
La partenza spetta al brano forse più debole, “Pyramidal Existinctualism”, canzone contenente tanti pezzi messi assieme che risultano però privi di collegamenti efficaci, tra accelerazioni black metal, cori sinfonici, eleganti melodie chitarristiche, vocals abrasive e tecnicismi assortiti. In questo inferno sonoro manca, lo ripetiamo, un collante adatto a rendere il tutto più consistente. Si prosegue con “Brea Borealis”, un affresco di note più compatto e consolidato che scorre in maniera fluida. Lo screaming è lancinante e disturbante, condito anche questa volta da alcuni cori molto cupi. Si arriva a metà brano con l’idea che stiano per arrivare delle sorprese, ma così non sembra: tutto verte attorno ad un sound fin troppo ripetitivo per quasi tutti i circa quindici minuti del pezzo. Con il terzo brano, “Kosmoceratops”, le ritmiche si fanno più dirette ed incalzanti ed il sound si fa genericamente più asciutto, inglobando anche qualche bordata stoner, sempre sorretta dall’urlato del singer. Le chitarre danzano tra l’apocalittico e il fumoso, andando a formare un brano che parte molto bene stuzzicando i sensi, ma che va a smarrire la carica selvaggia, che viene ripresa solo sul finale riproponendo la furia iniziale. Nella quarta ed ultima canzone, a nome “Acqualibrium”, l’atmosfera è invece quella giusta e le vocals si adattano perfettamente a ciò che il brano vuole esprimere. Si respira un’aria solenne e mai scontata, piena di partiture simil-prog, anomalie sinfoniche e tanto post-rock.
Tirando le somme, Hallucinogenesis offre molto, con il rischio di esagerare, ma lo fa con classe, non annoiando mai a lungo termine ed incatenando i padiglioni auricolari a sé per far cogliere ogni possibile sfumatura. Opera che pecca magari di essere troppo ambiziosa ed oggettivamente non per tutti, ma gradevole nonostante diverse ombre e poche luci.
(Traslation Loss, 2016)
1. Pyramidal Existinctualism
2. Labrea Borealis
3. Kosmoceratops
4. Aqualibrium