Il secondo album (terzo se si considera anche un EP) degli inglesi Light of the Morning Star, oscuro duo londinese, lascia un po’ interdetti, nonostante sulla carta la ricetta dei Nostri appaia interessante ed intrigante, soprattutto per chi è cresciuto a pane e dark/doom gothic.
Prendete l’ondata gothic/dark rock che si è sviluppata tra gli anni Novanta e la metà dei Duemila: a partire dai Sentenced agli HIM, dai Charon fino ai mostri sacri Fields of the Nephilim, senza dimenticare le parentesi più “ruffiane” dei Moonspell (Opium), dei Tiamat o dei Type O Negative. Distillate da queste band un cantato pulito ma profondo, impostato e seducente, quasi da darkwave ottantiana. Applicate questi elementi a strutture di impianto black metal atmosferico, con le sue ritmiche serrate e le chitarre pesanti e taglienti. Condite il tutto con un’atmosfera vampiresca, che non sfigurerebbe in un film come La Regina dei Dannati o altre opere cinematografiche di simile tema. Raccogliete il tutto in una bella teca, un’urna funeraria, o tutto ciò che possa avere reminiscenze sepolcrali e gotiche; shakerate e avrete Charnel Noir.
Il disco scorre bene, va detto, si lascia ascoltare ma lascia ben poco, anche dopo svariati ascolti. Chi scrive ha avuto la sensazione che fossero presenti all’interno di ogni composizione delle forze che puntavano verso differenti direzioni, con il risultato che molto spesso i pezzi suonavano quasi più come un patchwork di atmosfere e sonorità non perfettamente amalgamate tra loro. Ci sono casi in cui la scelta stilistica dei Light of the Morning Star ha un suo perché, soprattutto nella seconda parte dell’album, in pezzi come ad esempio “Hymn in Hemlock”, “The Endless Procession of the Guillotine” o il singolo scelto “Spectres”, ma sono momenti un po’ isolati che si perdono in un magma denso, oscuro e sinceramente un po’ caotico.
Non ci sentiamo assolutamente di bocciare Charnel Noir. Il disco è indubbiamente dotato di personalità, sa essere seducente e sa come circuire l’ascoltatore, ma è minato da una incoerenza e disomogeneità di fondo che onestamente non convince e non lo fa apprezzare pienamente. Sa di occasione parzialmente sprecata dunque, ma alla luce delle idee espresse (anche solo parzialmente) ci sentiamo di essere fiduciosi per il futuro della band.
(Debemur Morti Productions, 2021)
1. Charnel Noir
2. Our Night Hours
3. Ghost Moon
4. Hymn in Hemlock
5. Lid of a Casket
6. There Are Many Shadows
7. The Endless Procession of the Guillotine
8. Spectres
9. Fangs in the Tree of Life