Ripartire da zero. Non deve essere stato facile dopo quel fatidico luglio del 2017 rimettere le mani ad una band che vedeva il proprio cantante e figura iconica andarsene così, senza un motivo apparente, lasciando amici, familiari e fan orfani di una voce carismatica che, non ci giriamo intorno, aveva significato molto per quelli che, adolescenti nel 2000, erano stati folgorati da Hybrid Theory, e che erano cresciuti, disco dopo disco, accompagnati dalle parole di Chester Bennington.
Ripartire da zero mantenendo però lo stesso nome della band: ci vuole coraggio, ci vuole fiducia nei propri mezzi, nelle proprie convinzioni, nella propria fan-base. E non è una questione di soldi: dopo sette anni anche (e soprattutto) i tuoi fan più accaniti ci mettono un secondo a tacciarti di avvoltoio, ad accusarti di aver voluto rimpiazzare un vocalist non rimpiazzabile. E tu che fai allora: ribalti tutto, introduci una voce femminile, ti prendi palate di critiche ma guardi avanti, conscio che la tua scelta sia la migliore.
Ripartire da zero con un disco breve ma intenso, che pesca a piene mani da un periodo radioso della band, quello di Hybrid Theory, di Meteora, di The Hunting Party e di Minutes to Midnight, che parte da basi solide ed accertate, che si addentra poco nel nuovo e nell’ignoto, un po’ per testare gambe che sono state a lungo ferme, un po’ per vedere come il mondo avrebbe reagito a un reboot che sa di reboot fino a un certo punto, una partenza da zero che poi forse è una partenza più da “uno” visto che come sappiamo tutti, se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.
Ripartire da zero con un maglio melodico, aggressivo, pop, arrabbiato ed allo stesso tempo edulcorato come le nuove generazioni vogliono. Che poi è pop fino ad un certo punto: ascoltando per la prima volta “The Emptiness Machine”, sentendo quanto cuore ci mette Emily Armstrong, percependo la chimica con Mike Shinoda, con i brividi che salgono per una band che, dietro, gira alla grande come una volta, è sì un partire da zero, ma il sapore nostalgico è forte, il senso di macchina del tempo c’è tutto, e l’adolescente che è in te, uno di quelli citati poco più sopra, sorride e dice “sono tornati”.
Ripartiamo da zero, ok, con qualcosa di nuovo: undici tracce, una durata breve, ma diversi singoli di impatto. Da una parte la già citata “The Emptiness Machine”, “Cut the Bridge”, “Heavy is the Crown” e “Casuality”, agganci più o meno diretti al passato fortunato della band, sonorità conosciute e tranquillizzanti per la fan-base. Dall’altra parte abbiamo però episodi come “Over Each Other”, “Overflow”, “Stained” e “Good Things Go”, momenti più alt-rock, se vogliamo anche pop e radiofonici, nei quali emerge una bellissima componente emotiva donata dalla new entry Emily Armstrong, che giustificano davvero la scelta del ripartire da zero con pezzi che faranno storcere la bocca a molti, ma che, ne siamo certi, si attireranno le simpatie di tanti altri.
Ripartire da zero con Xero quindi, con il nucleo storico della band praticamente intatto, per dare continuità e allo stesso tempo rompere con il passato, per farci sentire a casa e contemporaneamente ospiti di una nuova realtà. Per far rinascere una band, i Linkin Park, che come già detto ha significato molto per molti, per ricreare qualcosa che possa convincere fan vecchi e nuovi, per far rivivere qualcosa di cui molti sentivano la mancanza. From Zero potrà essere un disco ruffiano, pop, piacione, tutto quello che vi pare, così come potrete non apprezzare Shinoda e tutto ciò che è venuto dopo Hybrid Theory e Meteora. Ma è innegabile che quello che i Linkin Park (e non i Linkin Park + Emily Armstrong, o i Linkin Park 2.0, o qualsiasi altro nome vogliate affibbiare al combo) hanno fatto sia stato coraggioso, e che il prodotto finito sia buono, se non ottimo, e che le basi ci siano tutte per ripartire.
Ripartire da zero: ok Linkin Park, avete di nuovo la nostra completa attenzione, avete fatto rinascere un fiore che molti credevano morto, ma state anche camminando su un filo sottilissimo, e i passi falsi, in questa nuova fase, potrebbero essere potenzialmente distruttivi. Ma per il momento ci avete regalato qualcosa di importante, musicalmente forse non fondamentale come altre cose, ma emotivamente prezioso e significativo, ed è giusto darvi completa fiducia in attesa di capire quale sarà la direzione futura che vorrete seguire. Bentornati quindi, di cuore.
(Warner, 2024)
1. From Zero (Intro)
2. The Emptiness Machine
3. Cut The Bridge
4. Heavy Is The Crown
5. Over Each Other
6. Casualty
7. Overflow
8. Two Faced
9. Stained
10. IGYEIH
11. Good Things Go