Dobbiamo ammettere che non con poca curiosità ci accingiamo a raggiungere, partendo da Bologna, la friulana Aquileia per raggiungere il primo festival post-rock mai organizzato in Italia. Il Concretion Festival ha rischiato di essere uno degli ennesimi eventi falcidiati dalla pandemia, ma l’ostinazione degli organizzatori e il placet concesso dalle autorità locali hanno permesso lo svolgimento di una kermesse molto attesa da chi scrive, e non solo. Il contorno storico-geografico è poi invidiabile: Aquileia è un paesino densissimo di storia e un vero e proprio museo a cielo aperto che almeno una volta nella vita consigliamo a tutti di visitare. Un passato romano decadente che riaffiora in ogni angolo delle strade della cittadina e che offre il giusto scenario di contorno a un’esperienza musicale che si preannuncia densa di stimoli. La line-up era stuzzicante e scaturiva molto interesse, sebbene già durante il viaggio di andata abbiamo saputo che il primo giorno avrebbe subito delle defezioni anche importanti: The Best Pessimist e i Giardini di Mirò hanno dovuto dare un improvviso e inaspettato forfait che avrebbe rischiato di impoverire oltremodo il roster. Anticipiamo che così non è stato, sia per colpi di fortuna incredibili sia per bravura, evidentemente, di chi ha organizzato l’evento.
Ma bando alle ciance e per giustizia di chi legge, passiamo a commentare le esibizioni di un festival che comunque rimarrà storico e che si spera non rimanga un unicum nella storia del bel paese.
A cura di Alessandro Romeo, Diego Ruggeri e Stefano Naim
08/07/2022
La partenza degli Shadow Universe lascia in parte interdetti: se da un parte abbiamo un batterista preciso e capace, per tutto quello che concerne melodia e layering il grosso del lavoro lo fanno delle basi preregistrate. Il ruolo dell’altro membro della band ovvero chitarrista/tastierista è aggiungere ora un arpeggio, ora un assolo. L’intervento di musicisti come una violinista e un trombettista non migliora l’impressione che abbiamo avuto della band, ovvero che se qualcosa su disco funziona bene non è detto che sia lo stesso live. Certa musica per chi scrive deve necessariamente trovare una sua dimensione più viva e pulsante.
Torniamo a una dimensione live più consona con i Törzs, trio ungherese post-rock attivo dal 2015. I canoni del genere ci sono tutti: cura maniacale dei riverberi, incedere epico e malinconico, crescendo costruiti sulla dinamica pulsante e su melodie strumentali pregne di pathos. Le atmosfere soffuse e le luci del tramonto rendono i pezzi suonati dal combo particolarmente coinvolgenti. I brani eseguiti da Tükör (tra tutte spicca l’ispirata “Első”) hanno una resa azzeccata tra la desolazione di una foresta spoglia e l’eco di una grotta profonda. Un live delicato e sognante da cui trasuda l’ossessione del gruppo nel livellare e mescolare i giusti suoni, dotandoli di dinamiche assolutamente di genere. A tratti però si notano alcune pecche, forse però figlie dello stile: un’eccessiva voglia di non osare più di tanto, molti rimandi a paragoni scomodi, eccessiva glacialità nel coinvolgere il pubblico e soluzioni che sanno di già sentito. Questo sicuramente non è certo un difetto per gli amanti del post, né sminuisce quanto visto oggi, ma con un po’ di personalità in più staremmo parlando di un gruppo ancor più degno di nota.
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Syberia. Aquileia, 8-10/7/2022 – CONCRETION FESTIVAL – Italian Post Rock Movement – Musica – Foto © 2022 Luca Chiandoni
Come già anticipato, l’annuncio dell’assenza dei Giardini di Mirò un giorno prima del festival faceva presagire un enorme senso di vuoto per la giornata di venerdì, cosa che fortunatamente non è successa. Quando alcuni ragazzi hanno iniziato a esporre il merch dei Syberia si è capito che la serata avrebbe preso uno sviluppo del tutto inatteso. I Syberia salgono sul palco e ringraziano per essere presenti al festival, nonostante l’enormità di chilometri fatti. Per una volta la cancellazione di una band all’ultimo ha portato un’alternativa assolutamente di livello. Il set prende a piene mani dall’ultimo lavoro del combo mostrando la parte più muscolare della band. La compattezza dei riff e la classe assoluta del batterista appaiono evidenti in “No Frames to Remember Them”, dove drumming nervoso e potenti riff si intrecciano in melodie assolutamente clamorose. L’epicità di “Breathe” che si intensifica ed esplode in potenti riff post-metal è l’altro brano imperdibile del combo. I suoni e le dinamiche assolutamente perfetti sono stati l’ulteriore valore aggiunto di questo splendido live.
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God Is An Astronaut. Aquileia, 8-10/7/2022 – CONCRETION FESTIVAL – Italian Post Rock Movement – Musica – Foto © 2022 Luca Chiandoni
La chiusura della prima giornata è appannaggio del nome più conosciuto dell’evento, i God is an Astronaut, i quali non hanno sicuramente bisogno di presentazioni particolari essendo uno dei capisaldi più conosciuti nel genere. Il prato risulta già più pieno rispetto a quanto visto durante le esibizioni precedenti, probabilmente complice la giornata lavorativa e il caldo non indifferente. Indubbiamente anche la presenza degli irlandesi stessi ha contribuito a far convogliare più pubblico estemporaneo verso le latitudini friulane. Se già con i Syberia il pubblico si è ritrovato smosso su più livelli, l’esperienza ventennale del combo la fa da padrone nel prendere in mano le redini della serata con una performance di livello assoluto. I God is an Astronaut già da tempo hanno rinnovato il loro sound, rendendo più sporchi, e non nascondiamo anche più apprezzabili e personali, i tratti post, dotandoli di un certo nervosismo e groove. Parte della scaletta è presa da Ghost Tapes #10, riuscitissimo penultimo lavoro della formazione irlandese, e la scelta si rivela indubbiamente azzeccata, considerando anche la presa sul pubblico: pezzi come “Adrift”, “Spectres”, “Burial”, “Fade”, “In Flux”, si rivelano tra i migliori mai composti dal gruppo come maturità di scrittura e un gradino sopra la produzione precedente dei Nostri. Non si mette minimamente in dubbio che uno degli episodi migliori della loro carriera sia lo storico e pur comunque apprezzato All is Violent, All is Bright, ma forse troppo figlio della moda di quegli anni che hanno visto uno sbocciare compulsivo di gruppi fotocopia francamente poco distinguibili l’uno dall’altro. A conti fatti, la rinnovata sinergia tra i componenti del gruppo fa anche rinvigorire brani passati, come “All is Violent, All is Bright”, “Suicide By Star”, “Forever Lost” o “Route 666”. A fine giornata rimane quindi la consapevolezza e la soddisfazione di aver assistito ad uno spettacolo assolutamente degno della fama dei fratelli Kinsella e soci.
09/07/2022
Non nascondiamo che il secondo giorno sia stato all’insegna del turismo nelle bellissime strutture paleocristiane del plesso della Basilica di Santa Maria Assunta e del mangiare a base di pesce in quel di Grado. Attività degne di nota e vivamente consigliate che però non è giusto diventino ulteriormente evidenziate in un articolo che deve principalmente parlare di musica. Ciò non toglie che però tali attività laterali abbiano permesso di apprezzare meglio anche il contesto musicale dell’evento rendendo più piacevole la nostra permanenza al Concretion.
Il primo gruppo a esibirsi nella giornata di sabato, ancor più afosa della precedente, sono gli Echo Atom, trio romano che fonde atmosfere post-rock a soluzioni più progressive che rendono la proposta particolarmente interessante. Infatti si nota una sezione ritmica di assoluto livello, dotata di una fantasia compositiva e di un gusto che permette al combo di farsi notare e non scadere nella solita riproposizione di tutto ciò per cui il post-rock è indubbiamente famoso. I brani eseguiti provengono perlopiù dagli ultimi lavori (mini EP – singoli) della band, Embrace e Rêver. Una bella scoperta di classe da approfondire, confidando che la crescita del gruppo porti a una maggiore personalizzazione anche delle melodie e delle dinamiche compositive in quanto a crescendo e struttura dei pezzi.
Tocca poi ai Red Light Skyscraper con il loro post-rock up-tempo. La band suona pulita e potente e porta live i propri cavalli di battaglia: “4 AM” parte in punta di piedi con una voce narrante che crea una forte atmosfera colma di struggimento. Il brano gioca di chiaroscuri encomiabili esplodendo in un finale epico grazie all’assolo di chitarra. Più solenne e maestosa “Yūgen”, il pezzo che forse colpisce di più dell’intero set con il suo approccio più intimista. La performance dei ragazzi di Siena è stata precisa e potente, decisamente di livello.
I Glasgow Coma Scale portano sul palco il loro ibrido fatto di riff circolari stoner e post-rock. Non poteva mancare la devastante “Magik” che tanto ci ha portato alla mente band come i Truckfighters nel suo riffing ossessivo. Non mancano poi aperture più psichedeliche e passaggi ossessivi nei brani “Southern Crosses” e “Day 366”, nei quali la band ha fortissimi rimandi ai connazionali CAN. Se da un lato il suono è più psichedelico, dall’altro il fatto che il combo sia un trio in parte riduce la potenza di fuoco che era presente negli album. Un approccio differente che riesce comunque a valorizzare i tratti peculiari della band.
Il compito di anticipare gli attesissimi Pg.Lost è degli svizzeri Leech, altro gruppo molto conosciuto nell’ambiente e in attivo da più di due decadi. Il post-rock proposto dal quintetto è fortemente influenzato da sonorità più electro e paesaggi sintetici che potrebbero far storcere il naso a chi, come noi, preferisce indiscutibili zozzerie sonore e patisce eccessivi imprinting di produzioni patinate, ma che in realtà si rilevano dal vivo apprezzatissime e riescono a personalizzare i soliti canoni del genere. La maggior parte dei pezzi è presa dall’ultimo full-length For Better Or For Worse (“Melide”, “Sure! Looks Real.”, “Dirty Seconds”, “Hell 8”) e qualche chicca da lavori precedenti. Su tutte spicca la meravigliosa “The Man With The Hammer”, dotata di un’interessante contrapposizione tra marzialità e xylosynth in grado di far muovere la testa a tutti i presenti all’evento, forse anche a chi vendeva le pizzette. Uno show di livello in cui si nota l’indubbia esperienza live del gruppo ma che, col senno di poi, si rivela essere solo una giusta anticipazione dell’evento clou della serata, se non dell’intero festival.
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Pg.lost Aquileia, 8-10/7/2022 – CONCRETION FESTIVAL – Italian Post Rock Movement – Musica – Foto © 2022 Luca Chiandoni
Aspettavamo con trepidazione gli svedesi e la nostra pazienza è stata ampiamente ripagata. I Pg.Lost, va detto fin da subito, hanno suonato un live incendiario. La matrice hardcore della band è a parere nostro il vero plusvalore della loro attitudine live. Il combo riesce a suonare in modo potente e viscerale, mantenendo una pulizia sonora e una “algidità” di insieme davvero unica. Inutile fare una cernita di quali brani siano stati più efficaci: “Oscillate”, “E22” sono assolutamente clamorose e suonate divinamente. La band, oltre che macinare brani dall’ultimo Oscillate, attinge un paio di perle da Versus; “Ikaros” e “Off the Beaten Path” hanno una resa dal vivo inimmaginabile. Tutto ciò che segue è pura energia emozionale: la band mette da parte il lato più riflessivo a favore della loro componente heavy, viscerale e emotiva con un risultato davvero incredibile. La chiusura è lasciata al classico “Terrain” dall’album Key e il pubblico letteralmente impazzisce. Per chi scrive il live più emozionante dell’intero festival.
10/07/2022
Domenica, ultimo giorno di festival; come prevedibile il più ostico, psicofisicamente parlando. Venerdì abbiamo avuto la conferma dei God Is An Astronaut e la rivelazione dei Syberia; sabato le sontuose suggestioni nordiche dei Pg.Lost con uno dei live più intensi – non solo di area post-rock – cui abbiamo meritato di assistere. Oggi si sfida la stanchezza, le incombenze del quotidiano (domani per molti si lavora) e, sulla carta, una line-up meno “ispirata” dei giorni precedenti. Andiamo ai gruppi.
La domenica è stata inaugurata dagli EUF che propongono i brani dal loro ultimo disco uscito qualche anno addietro. Il loro post-rock è carico di distorsioni e momenti più distesi che danno ampio spazio a synth e arpeggi colmi di delay. I milanesi ci mettono un po’ ad ingranare ma bisogna riconoscere che i due brani finali (“No escape for surrenders” e “Ala Ovest”, un inedito sulla strage di Bologna) lasciano veramente il segno.
Ci imbattiamo poi negli svizzeri Hubris., attivi dal 2014, il che a guardarli, anche sotto al palco, sembra strano: facce da ventenni, saranno la band più giovane del lotto. Conosciuti soprattutto per il loro Apocryphal Gravity (2017) hanno rilasciato, nel 2020, anche Metempsychosis. Live piuttosto breve, ma da apprezzare nelle sonorità delicate, quasi minimali, e a tratti più spaziose e malinconiche in cui appaiono reminiscenze alla Cure. Suoni molto adatti ad accompagnare il tramonto che procede dietro di noi. Da rivedere la presenza scenica: quei movimenti della band – così sincronici e coordinati – non permettono di ignorare una certa sensazione di eccessiva artificiosità sul palco.
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Lost in Kiev. Aquileia, 8-10/7/2022 – CONCRETION FESTIVAL – Italian Post Rock Movement – Musica – Foto © 2022 Luca Chiandoni
Arrivano quindi i Lost in Kiev, da Parigi. Band nata nel 2008. Sono francesi, e si sente: suoni eleganti, soffusi, atmosfere noir (come l’ottimo Nuit Noire del 2016), ma anche risalite possenti e dalle sfumature epiche; un retrogusto notturno che sembra avvolgere e caratterizzare l’intera opera. Ci immergiamo in territori morbidi, non per questo soleggianti e, forse per questo, potenzialmente seducenti. Si potrebbe anche pensare di darli in pasto a chi, per la prima volta, venisse a chiederci del post-rock: atmosfere dilatate e malinconiche, scosse energiche e tinte delicatamente oscure. Intrigante per alcuni, un po’ troppo di maniera forse per altri, comunque un gruppo dotato di una sua identità. Non è poco.
E giungiamo, per contraltare, al gruppo meno “post” del festival. Coevi dei precedenti, gli Exxasens da Barcellona nascono nel 2007 come one-man project (a cura di tale Jordi Ruiz) per estendersi negli anni a vera e propria band. Il sound proposto sembra sfondare i canoni del genere: parti cantate, ritmiche dal sapore alternative (in senso lato) più che post (in senso stretto). Al netto delle incerte definizioni, un gruppo che sa stare sul palco, formato da ottimi musicisti, che coinvolge con trame sonore composite, corpose, imprevedibili: si apprezzano, nei frequenti cambi di ritmo e sonorità, coloriture progressive. Stona un po’ il cantato: non la sua presenza, che sembra anzi meritare spazio nell’architettura dei pezzi, quanto la resa: oggettivamente, in quest’occasione almeno, debole. Da approfondire e seguire.
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Tides fom Nebula. Aquileia, 8-10/7/2022 – CONCRETION FESTIVAL – Italian Post Rock Movement – Musica – Foto © 2022 Luca Chiandoni
Headliner della serata, arrivano infine i Tides from Nebula. Se l’estetica vuole la sua parte, i polacchi sanno il fatto proprio: atmosfere eteree e sognanti, movimenti aggraziati e felpati, il Concretion si chiude con una performance all’insegna del post-rock cinematico. Sarà che la formazione è ridotta a terzetto (manca all’appello, infatti, il secondo chitarrista) ma i tappeti di synth pervadono l’esibizione, saturando un suono che lascia davvero poco spazio alle trame dal vivo; la presenza scenica, elegante e ricercata, risulta forse un po’ troppo pomposa e, date le circostanze, rischia di apparire fuori luogo. La sensazione generale di trovarsi di fronte alla “copia carbone” della versione studio è forte. Ed è tutto più che gradevole, in verità; ma se il compito è valutare il live, non possiamo nascondere una piccola delusione.
Si chiude così la prima edizione del Concretion Festival. Grande tre giorni, in una cornice deliziosa, lontana dai riflettori, ma forse per questo ancora più azzeccata. La speranza, ovvia, è di poter tornare a rivivere tutto questo. Il post-rock è fatto della materia dei sogni, e forse, vale ancora la pena inseguire la loro bellezza.
Photo credits: Facebook – Luca Chiandoni Photography, Instagram @mrchianda, sito web www.lucachiandoni.com