Milano, anno domini 2025. Oppure Milano, anno domini 1970. Oppure ancora Milano, anno domini 1980. La verità è che, nella cornice del Legend Club, tutte e tre le opzioni sono valide. Il motivo è che sabato 11 gennaio a Milano suonano i Fulci, che ci presentano il loro ultimo straordinario lavoro dal titolo Duck Face Killings. Il concerto presso il Legend si inserisce in una due-giorni intitolata Fulcicon e interamente dedicata al maestro del gore Lucio Fulci, iconico regista romano autore di veri e propri cult del genere giallo/horror/splatter che hanno sconvolto il pubblico tra gli anni ’70 e gli anni ’90. Nella giornata di venerdì 10 gennaio il death metal viene momentaneamente lasciato da parte e il Fulcicon omaggia il regista con una proiezione di Lo Squartatore di New York e Zombi 2 al Cinema Mexico, quest’ultima pellicola accompagnata dall’esecuzione dal vivo della band Frizzi2Fulci diretta dal maestro Fabio Frizzi, amico e storico collaboratore del regista. Le proiezioni vedono poi la presenza di ulteriori pezzi da novanta del cinema di genere quali l’attore Howard Ross – al secolo Renato Rossini – che ha collaborato con Fulci ne I Guerrieri dell’Anno 2072, e il truccatore Maurizio Trani che vanta, oltre a quelle con il maestro del gore, collaborazioni del calibro di Bernardo Bertolucci, Giuseppe Tornatore, Joe D’Amato e, per rimanere sul tema dell’evento, l’indimenticato Ruggero Deodato.
Archiviato il cinema, l’evento si sposta, come detto, al Legend Club, dove l’atmosfera viene scaldata subito da Warmblood ed Ekbom. I primi, attivi da ormai più di 20 anni (quasi 30, se consideriamo il monicker Lato Oscuro attivo dal 1997 al 2002), dediti ad un death metal schiacciasassi; i secondi, invece, portatori distruzione sonora di stampo mathgrind direttamente da Trento. A seguire arrivano i Tons, che rallentano (per così dire) le frequenze generali con il loro coinvolgente prodotto doom/sludge e preparano il terreno per il grande nome della serata. Dopo una breve pausa ecco dunque che le luci si spengono e parte il fake-trailer di Duck Face Killings, diretto dal regista Domenico Monixi per il contributo musicale dei Fulci. I pochi minuti di proiezione portano indietro le pagine del calendario e ci presentano, direttamente dagli anni ’80, un psicopatico che miete vittime indossando una lugubre versione di una maschera da Paperino, omaggio a Lo Squartatore di New York e all’iconica parlata della nemesi principale. Finito lo stupendo fake-trailer (purtroppo interrotto in qualche occasione dal buffering della proiezione), si parte con l’esibizione dei Fulci, che lasciano per tutto il live ben poco spazio alle parole e tanto, tantissimo alla potenza sonora che li contraddistingue. I brani sono presi da tutti i lavori della band, tra cui anche “Lonely Hearts” direttamente dallo split EP con i Fluids. Sulla bravura dei Fulci riteniamo superfluo soffermarci e il concerto si attesta sempre su livelli di esecuzione che rasentano la perfezione. Quello che invece rappresenta il vero fiore all’occhiello del live è l’incredibile commistione tra musica e componente visuale, frutto del mostruoso lavoro di Carlo d’Alesio e Jessica Maullu. Alle spalle della band si alternano infatti, tra montaggi sincopati perfettamente in linea con l’esecuzione live, iconiche sequenze della cinematografia del Maestro e disturbanti immagini di decomposizioni corporee e rituali, perfettamente calate nell’atmosfera e nel contesto della serata. Per dare un’idea della ricercatezza delle scelte, le tracce estratte da Tropical Sun vengono accompagnate, oltre che da sequenze tratte da Zombi 2, anche dalle sequenze “Observation of Decomposing Brain Lobe No. 13” del 1982, “Magic Rites: Divination by Animal Tracks” pubblicata dalla New York International Film Foundation nel 1967 o dalle stupende riprese originali di eruzioni, eclissi e fenomeni solari pubblicate dalla NASA negli ultimi anni. Il risultato è quello di una meravigliosa unione tra musica, con la forza e la carica emotiva che solo il live può offrire, e aspetto cinematografico che diventa vero e proprio co-protagonista dello show. Per una band e un evento che ha l’intento di celebrare musica e cinema in eguale maniera, l’obbiettivo è raggiunto a pienissimi voti. La serata è infine conclusa da Arottenbit, maestro italiano della chiptune recentemente apparso su questi canali, che propone un live set aggressivo, goliardico e, a discapito del genere, punk nella sua essenza più pura. Protagonista indicussa degli ultimi minuti dell’esibizione è la scala che, posta al centro della sala concerti, attira i più temerari per un uso facilmente immaginabile e non del tutto raccomandato sul manuale di istruzioni.
Si conclude così il Fulcicon, evento che senza dubbio è riuscito ad omaggiare nella maniera più onesta e sentita Lucio Fulci, incarnando e trasmettendo al meglio il senso dell’estremo come forma di espressione a lui tanto cara. Complimenti alle band, a Trivel e a tutte le persone qui nominate, ma soprattutto a chi lavora dietro le quinte, per aver reso giustizia alla memoria del Maestro.