Molte band rimangono nel più totale buio, spesso schiacciate da una concorrenza sempre più esagerata. E’ probabilmente il caso anche di questo trio chiamato Lizzard. Questo particolare combo francese, nato nel 2006, partì leggermente in sordina centellinando molto le uscite discografiche per poi cominciare ad ingranare dal disco Out Of Reach del 2012. Quel disco mostrava già grosse potenzialità ma risentiva di non pochi problemi di produzione ed un approccio troppo debitore della scena novantiana (Tool in primis). Con Majestic la band si concentra molto sul lato tecnico, mentre sul successivo Shift attua una ricerca maggiore della melodia. I tre musicisti rimangono quindi in un limbo indefinito fino a questo Eroded, che finalmente dà il decisivo colpo di coda e permette alla band di fare il vero salto di qualità.
Era davvero impensabile si arrivasse ad un risultato del genere. Mathieu Ricou alla chitarra imbastisce dei suoni totalmente distruttivi. I riff diventano più personali come nella moderna e strana “Hunted” (i Tool ritornano ma in maniera decisamente meno aristocratica) o nella micidiale “Flood”, talmente gonfia di distorsione che nel finale la pazzia esplode letteralmente. Non da meno sono le pennellate anni ’90 che vengono però riviste in un’ottica più complessa e tecnica evolvendosi di continuo nel giro dello stesso brano (si ascolti “Haywire” con i suoi deliziosi richiami alla Soundgarden) attraversando poi il confine con l’art rock. In effetti il disco non ha mai una collocazione precisa e cambia spesso pelle; si parte dalla furia garage/punk alla White Stripes (“Blowdown”) passando per il post-rock, la psichedelia (“Inertia”) o addirittura un certo industrial (la disarmante epicità di “Blue Moon”). L’ascoltatore non ha mai un momento di pace perché l’udito viene sempre stimolato da continue scariche di piacere dettate da musicisti che si sono affinati a livelli incredibili. La sezione ritmica ad opera del bassista William Knox e della notevole batterista Katy Elwell dimostra di essere cresciuta e si incastra alla perfezione con le esplosioni soniche della sei corde adattandosi in maniera fluida ad ogni situazione sia essa volta all’assalto sonoro o alla pacatezza melodica. Non da meno è la consacrazione vocale dello stesso Mathieu ormai conscio delle proprie abilità, che mette a ferro e fuoco episodi pazzeschi come la folgorante “The Decline” (la versatilità vocale qui è al top) con quei giri melodici che impazziscono fino ad implodere, e la maestosa “Avalanche” pregna di un pathos che non abbandona mai l’ascoltatore. Si percepisce una freschezza sempre più rara nel panorama musicale odierno eppure i tre sono riusciti a colpire duramente dopo una manciata di dischi ancora interlocutori e derivativi. Gli errori sono serviti a crescere e finalmente a maturare portando avanti le proprie influenze per poi sfruttarle a dovere.
Eroded è un disco pazzesco, diverso dal solito e che si candida a diventare uno dei migliori album del 2021. Ci si segni questa band perché potrebbe sfornare altre impensabili soprese.
(Pelagic Records, 2021)
1. Corrosive
2. Blowdown
3. Haywire
4. Flood
5. Hunted
6. The Decline
7. Eroded
8. Usque Ad Terram
9. Blue Moon
10. Inertia
11. Avalanche