Diciotto mesi dopo il debutto (omonimo) i Lower Automation, trio statunitense proveniente dalla “città del vento”, tornano a infastidirci l’apparato auricolare con questo interessantissimo Strobe Light Shadow Play, ottimo esempio di schizofrenia sonora. Al netto di un approccio che guarda alla frenesia destrutturante del mathcore, l’album riesce nel non facile compito di mantenere un legame decisamente saldo con l’idea che ruota intorno alla percezione di una serie di brani che abbiano non solo una linea logica singola ma addirittura connessa tra loro.
Strobe Light Shadow Play è dunque un album disturbato e disturbante, di pura avanguardia, che però alla lunga, con un orecchio più malleabile e incline a liberarsi da stereotipi e rigidità mentali, suona assolutamente molto meno ostico di quanto non si possa essere portati a pensare ad un primo (frettoloso) ascolto. Inquietante e frenetico nel suo susseguirsi acido di brani dalla durata decisamente ridotta, l’album mostra di essere un disco assolutamente potente, dal grande impatto, ricco tanto di freschezza quanto di qualità. In un contesto (mathcore) dove la maggior parte dei contendenti si gioca il jolly dell’eccesso, dello spingere le proprie qualità tecnico compositive oltre i limiti, in modo per me afinalistico, ci sono esempi come Lower Automation, che invece cercano di restare “sul pezzo”, senza strafare, cercando di mantenere di una certa omogeneità di fondo che non degeneri nel puro e semplice (oltre che freddo) autoerotico “esercizio di stile”.
Non è chiaramente un album di facile e immediata metabolizzazione per chiunque, ma merita senza dubbio ben più di un (attento) ascolto. Non fosse altro per il fatto che, dopo un pò, ci si rende conto che proprio quanto pensiamo di aver capito dove il brano stia andando a parare, siamo già dentro quello seguente, che ci ha fagocitato senza che avessimo il tempo di pensare ad una anche minima resistenza. Decisamente un passo avanti rispetto al debutto, sia sotto il punto della ricerca sonora che della sperimentazione vera e propria, Strobe Light Shadow Play è un disco che dobbiamo solo lasciar andare, senza quella necessità (malata) di sondarlo, sezionandolo in ogni sua componente, divertendoci nell’ascoltarlo almeno la metà di quello che si sono divertiti loro nel momento in cui l’hanno realizzato. Concettualmente legato all’impossibilità di emanciparsi dalle scelte (sbagliate?) del passato che tornano a chiedere il conto, Strobe Light Shadow Play è un album che non ti chiede di capire tutto seduta stante. La vita, quella vera, non è questa, il tutto e subito non esiste, perlomeno non nel mondo dei Lower Automation.
(Zegema Beach Records, 2022)
1. Jesus Loves Me and My Guns
2. Information Entrepreneurs and Their Lipsynching Choirs
3. Lobby
4. Strobe Light Shadow Play
5. Genuflect
6. Comparator
7. The 99
8. Guzzler
9. 45th and Amelia
10. Acolytic
11. Heel Marks
12. End Scene