Lo stoner rock è una brutta bestia. Moltissimi ci provano a suonarlo, a rinnovarlo cercando anche di sperimentarci sopra oppure semplicemente di copiare ciò che i grandi hanno fatto cercando di essere perlomeno convincenti. Gli svedesi Lowrider sono uno dei casi che vale la pena esaminare. Dopo un primo album, che fece non poco discutere negli anni 90′, la band si sciolse per poi ricomparire nel 2013 con in cantiere il qui presente Refractions che uscirà solamente verso l’inizio del 2020.
Il genere oramai ha detto tutto quello che doveva dire, però nel tempo ha perso alcune delle componenti principali, come quel groove ritmico spezza collo e quei riff infuocati di chitarra che non lasciano prigionieri. Moltissimi hanno portato il sound più verso il doom o la psichedelia dimenticandosi del suffisso “–rock”. Ed è qui che entrano in gioco i Lowrider. Sporchi, ignoranti, totalmente derivativi dei lavori dei Kyuss, non certo una cover band ma un insieme di musicisti che amano il genere e lo suonano meglio di altri, componendo un lotto di canzoni che fanno riappacificare con lo stoner, specie chi lo aveva abbandonato. La deflagrazione arriva immediata con riff incendiari ed assoli distruttivi come nelle micidiali “Red River” o “Ol’ Mule Pepe”, stracolme di energia fumosa e botte ritmiche piene di enfasi. I quattro amici pestano senza ritegno avvalendosi di un timbro vocale esile e spiritato a volte più sporco come in “Sernanders Krog” (con il suo epico basso in pompa magna) che ricorda non poco i Nirvana, ma rendendo il tutto più robusto grazie ad intermezzi psichedelici ed assolo orgasmici con il fuoco dentro. “Ode to Ganymede” è l’episodio più desertico e stordente con quella chitarra eretta in posizione fallica immersa nel wah wah hendrixiano. Interessante poi l’accompagnamento dell’hammond che dona un tocco magico alla Deep Purple per poi concedersi un rallentamento massiccio nel finale. Rallentamento che prosegue troppo nella successiva “Sun Devil – M87-“, la traccia più debole del lotto troppo immersa nel doom più banale. L’epilogo, come si poteva immaginare, è acido puro, un inno allo stordimento chiamato “Pipe Rider”, episodio lunghissimo, visionario e potente al punto giusto con vocals sempre più drogate; anche in questo caso il fantasma dei Kyuss si fa sentire, eppure la band riesce a far dimenticare quella sensazione grazie anche ad un finale magnetico.
Stanchi dei diecimila gruppi in circolazione che non riescono a creare un riff che vi possa far godere? I Lowrider potrebbero fare al caso vostro!
(Blues Funeral Recordings, 2020)
1. Red River
2. Ode to Ganymede
3. Sernanders Krog
4. Ol’ Mule Pepe
5. Sun Devil / M87*
6. Pipe Rider