Chi legge le recensioni del sottoscritto avrà avuto modo di incrociare più volte il nome di Luca Donini, alias Lu Silver. Il musicista di Rimini milita nella scena musicale dalla fine degli anni Ottanta. Partito inizialmente come batterista in diverse formazioni, decide poi di imbracciare la chitarra e fondare gli Small Jackets assieme all’amico Danny Savanas. Nel 2010 prende la difficile decisione di lasciare la band per intraprendere una carriera più personale (l’incontro ed il tour di supporto agli Hellacopters fu importante in tal senso) basata sulla scena musicale anglo-americana, sul country, il soul e sul pop cantautorale oltre che sul rock sanguigno che ha sempre fatto parte della sua essenza. Da quel punto la carriera di Luca si divide in due: da una parte ci sono i The Lu Silver String Band (che mantiene il mood rock’n’roll) e dall’altra c’è la dimensione più intima ed acustica che ha portato ad un primo disco nel 2013 (Voices, Harmony, Silver Strings) e dopo parecchi anni arriva questo secondo Luneliness, scritto e composto durante il periodo pandemico.
Anche questo nuovo album si avvale della partecipazione di diversi ospiti e segue la scia sonora cominciata con il debutto ma viene virata in un’atmosfera decisamente differente. Lo stesso titolo del disco è una personale interpretazione della parola Loneliness (che deriva da un’idea suggerita dall’amico e musicista Conny Ochs) e le tracce ne sono imbevute fino al midollo formando un mosaico sonoro molto malinconico e cupo a partire dallo splendido artwork. Le sfumature romantiche di “Rayo De Luna” paiono quasi comporre una intro, un preambolo uggioso per poi condividere con l’ascoltatore dei piccoli scorci di vita.
È un disco che permette di conoscere completamente, seppure in maniera poco “allegra”, l’artista e tutto il suo amore per la scena sessantiana (il dolce cantautorato di “All My Fault”), il southern rock che evoca i paesaggi agresti dei Lynyrd Skynyrd (“I Love You More”) sfruttando una voce calda e bluesy o citando anche i Led Zeppelin (il cupo blues di “Day After Day”). Ma non c’è solo un insieme di citazioni ma c’è una forte attitudine all’emozionalità nella maniera più viscerale possibile sfruttando tecnica e cuore per arrivare diritto al punto. Ne sono fulgido esempio la grigia “Your Loneliness”, la drammatica “His Masterpiece” o l’intima magia della ballad d’altri tempi “Always The Same” (l’armonica è brivido puro), dove emerge la raffinatezza dei musicisti coinvolti che si concedono anche dei piccoli atti di forza (la grintosa “I’m Losing You” con un micidiale piano funky sul finale) e dei toni più aristocratici nella soffusa “I’ll Always Be The Man From Yesterday” che riportano alla mente l’Alice Cooper del meraviglioso Billion Dollar Babies.
Romantico, triste, tormentato. Forse uno dei migliori album del musicista nostrano.
“Penso che la solitudine possa essere considerata come uno dei peggiori mali dei nostri tempi. L’amore e l’amicizia possono essere medicine eccellenti per superare le paure e l’isolamento.” Lu Silver
(Go Down Records, 2022)
1. Rayo De Luna
2. All My Fault
3. I Love You More
4. I’ll Always Be The Man From Yesterday
5. Always The Same
6. I’m Losing You
7. Your Loneliness
8. Day After Day
9. Always The Same (reprise)
10. His Masterpiece