Il progetto lua è nato durante il primo lockdown del 2020, con la volontà di creare una colonna sonora per la vita di tutti i giorni. Il sound del disco è minimale ma di forte impatto, sicuramente la vocazione per cui è stato scritto è stata fortemente rispettata. Quello che ne esce fuori è il ritratto di un periodo che riaffiora nota dopo nota a ricordarci sensazioni, stati d’animo e una tavolozza molto varia di colori.
Credo che werner debba essere analizzato non tanto traccia per traccia, ma nella somma delle stesse. La profonda vena evocativa risulta evidente già dai titoli dei brani, che sembrano delle fotografie di attimi che siamo riusciti a mettere a fuoco soltanto nel momento in cui ci siamo dovuti fermare. Il leitmotiv del disco è affidato principalmente al suono di un pianoforte che si appoggia su un’architettura sintetica che sembra venire da lontano. Nota di merito ai lua per aver scelto in modo superbo il brano di apertura e di chiusura, “La finestra al quarto piano” è un’ottima introduzione per mettere in chiaro le sonorità delle composizioni. La sequenza di accordi che si ripetono insistentemente amplificano la sensazione di “immobilità casalinga” a cui ci siamo abituati. “Ritorni” invece si inserisce nel contesto “morbido” del disco con maggiori tensioni armoniche e con un sound più ruvido e vagamente distorto che destabilizza l’impianto onirico che ha caratterizzato le tracce precedenti.
Il lavoro svolto da questo collettivo è caratterizzato da una profonda precisione nelle scelte stilistiche. Sebbene il suono generale risulti essere quasi da ascolto in sottofondo, si nota che nulla è stato affidato al caso, ogni movimento sembra studiato nei dettagli per riuscire a disegnare perfettamente una infinita gamma di sensazioni. Kudos.
(Marsiglia Records, Kono Dischi, 2021)
1. La finestra al quarto piano
2. Pozzanghere e sigarette
3. Tutto da capo
4. Dello scomparire e altre sconfitte
5. Nuova cura
6. Ritorni