Lustmord è un nome che non ha bisogno di presentazioni. Il progetto di Brian Williams è tra quelli che hanno dato vita al movimento dark ambient nella prima parte degli anni Ottanta, ma soprattutto è uno tra i nomi che quasi tutti fanno quando si tratta di raccontare la genesi delle proprie esperienze sonore. Da allora sono trascorsi decenni, ma non si è per nulla affievolita l’aura di misticismo che Lustmord si porta dietro. Ancora oggi, a quarant’anni di distanza, Williams riesce a catalizzare l’attenzione di tutti coloro che approcciano questo tipo di sonorità.
Stilisticamente non ci sono grosse variazioni nella storia del progetto. Oggi come ieri la ricerca sonora guarda (e sublima) l’oscurità di un mondo che possiamo collocare all’intersezione ideale tra l’oppressione quasi ritualistica di stampo industriale, e l’inquietante e cupa catarsi delle più tenebrose colonne sonore. Riuscire ad essere ancora propositivi (e allargando il discorso, in un certo senso “competitivi”) dopo tutti questi anni, è sicuramente segno di grande padronanza dei propri mezzi, oltre che di grande intelligenza. Le sperimentazioni sonore di Lustmord non sono ancora finite, e la voglia di riproporsi, ancora una volta, è quello che mi piace individuare come la spinta propulsiva insita in Williams.
Much Unseen Is Also Here è un album che racconta emozioni terrificanti, rese concrete da una scelta stilistica opprimente, ai limiti dell’umano. Grazie a un sound funereo e avvolgente, che cala monolitico sulle nostre teste, mostrandoci il ridotto e inutile spessore della nostra esistenza in confronto all’universo circostante. Lustmord prosegue nel suo essere descrittivo, nel suo viaggio verbale in assenza di parola. Un album senza tempo, che proviene da un non luogo.
(Pelagic Records, 2024)
1. Behold A Voice As Thunder
2. Entrails of the God Machine
3. An Angel Dissected
4. A Shadow Cast Upon The Deep
5. Invocation of the Nameless One
6. Their Souls Asunder
7. Hence Shall They Be Devoured All of Them
8. Other Woes Are Yet To Come