I Lykhaeon sono un duo svizzero, di cui tutto sommato si sa poco e niente. Sappiamo che sono di Zurigo, che fanno parte dell’Helvetic Underground Committee (collettivo di band black metal zurighesi) e che il loro primo disco risale al 2015, e risponde al nome di Tanz der Entleibten. Ci vogliono ben sei anni per permetterei ai Lykhaeon di ampliare il loro ventaglio sonoro e migliorare il suono che ci hanno proposto in passato. Nella calda estate del 2021 viene infatti alla luce Opprobrium, opera molto ambiziosa del duo elvetico che ci racconta la storia di Persefone, del suo rapimento da parte di Ade e del suo continuo migrare tra oltretomba e Terra per permettere la rifioritura delle piante e dei raccolti in primavera. Per chi non lo sapesse, il culto di Persefone ha lasciato dei segni indelebili nel sud Italia, specialmente in Sicilia e in Calabria, sia in reperti archeologici che in leggende popolari (una tra tutte, la presenza di una grotta a Catania dalla quale si pensa sia uscito Ade per rapire Persefone). Ma torniamo alla musica.
Facciamo subito una premessa doverosa: Opprobrium è un disco caldo. Caldo nel senso che appare come una grossa colata lavica fatta di chitarre e orchestrazioni, che sembra provenire direttamente dalle viscere della terra. Dopo la title-track, che altro non è che un intro, troviamo “A Stain Upon Celestial Rule” che è il primo singolo estratto da questo Opprobrium, malgrado la sua non trascurabile lunghezza. La ricetta dei Lykhaeon è qui ben definita: il connubio tra death e black metal ha subito, come detto, un’evoluzione non da poco rispetto al disco d’esordio, aggiungendo notevoli strati al denominatore comune, cioè la furia e la violenza. La voce è cavernosa e a tratti primordiale, come se giungesse direttamente da creature antichissime racchiuse negli inferi in cui Persefone è incatenata, mentre gli strumenti sono rochi, fluidi e avvolgenti. La faccia del pezzo cambia diverse volte nei dieci minuti di cui è composto, ma questa caratteristica la troveremo in quasi tutto Opprobrium. “Abducting the Seed” è un tassello molto particolare, in quando alterna momenti più pachidermici a rantoli demoniaci vicini ai più ispirati Absu. Il rapimento è praticamente avvenuto, e la tensione sulfurea creata delle intenzioni di Ade sale a vista d’occhio, un po’ di più per ogni minuto che passa. Si prosegue con la tirata “Descent Into Ruinous Splendor”, forse il pezzo più accessibile di tutto il disco, per poi arrivare alla maestosa “Scorching the Wings of Destiny”: i suoni di band navigate ed esperte come Rotting Christ e i più recenti Akhlys si sentono solo in lontananza, in quanto i Lykhaeon rendono la loro vena “ritualistica” ancora più sulfurea e cavernosa, arricchendola con continue progressioni e cambi, col risultato che la canzone cambia vestito e tono in continuazione. La scatenata “The Whorish Arrogance of Immortals”, vero e proprio urlo di dolore degli dei oscuri, conclude degnamente il discorso assieme all’outro “To Salvage the Seed”.
Come sintetizzare quindi questo Opprobrium? Indubbiamente come un passo avanti non da poco per i Lykhaeon, che hanno dimostrato di essere capaci di spaziare molto in termini di influenze e di soluzioni. D’altro canto ci troviamo di fronte ad un disco abbastanza difficile, ambizioso e stratificato. Il rapimento di Persefone è stato reso di sicuro molto oscuro e opprimente da parte della band, che ha saputo confezionare un disco nebuloso e nerissimo, malgrado possa essere non così diretto come dovrebbe. Ascolti multipli quindi sono d’obbligo. Ad ogni modo ci troviamo di fronte ad un bellissimo lavoro, complessità o meno, e ci auguriamo di non aspettare altri sei anni per ascoltarne il seguito.
(Repose Records, 2021)
1. Opprobrium
2. A Stain Upon Celestial Rule
3. Abducting the Seed
4. Descent Into Ruinous Splendor
5. Scorching the Wings of Destiny
6. The Whorish Arrogance of Immortals
7. To Salvage the Seed