Circa un paio di anni fa i nostrani Enisum davano alle stampe il loro (per adesso) ultimo album, Moth’s Illusion. Questo lavoro segnava un po’ uno spartiacque nella carriera musicale dei piemontesi: i suoni si erano ammorbiditi, la presenza dei pezzi con voce pulita, chitarre in acustico e delle armonie neanche troppo velatamente figlie del grunge rock novantiano avevano fatto storcere la bocca a molti (non al sottoscritto, puntualizziamo). Restava il punto interrogativo su quale sarebbe stato il futuro musicale degli Enisum. Settembre 2021, esce il disco solista della mente degli Enisum, Marcello con il progetto Lys, dal titolo Silent Woods: cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo album?
Iniziamo subito dicendo che il disco è figlio degli Enisum di Moth’s Illusion, con il quale condivide alcune sonorità e approcci, ma riprende anche qualcosa del primo periodo della band “madre”: alla fine la mente dietro tutto è sempre la solita, non era pensabile aspettarsi qualcosa di totalmente diverso. Il ruolo della chitarra acustica e della voce pulita si è fatto adesso maggiormente presente, così come una certa orecchiabilità di fondo che rende tutti i pezzi facilmente assimilabili sin da subito. I riferimenti di Lys da un punto di vista musicale sono gli Alda, gli Agalloch, i Wolves in the Throne Room, e la Cascadia, questo è fuori discussione. Ma geograficamente parlando rimaniamo nella stessa area (stato di Washington) se parliamo anche di grunge e alt rock, due generi molto cari a Lys a quanto pare, dato che traspaiono con gran forza qui e là nei quattro pezzi che compongono l’album. Un “grungy black metal” quindi? Abominio di definizione a parte, potremmo dire che ci siamo, le coordinate sono queste.
C’è in Silent Woods una voglia matta di ricercare nelle montagne della Val di Susa, tra i boschi e i fiumi che ammantano la valle, le proprie radici, e un senso di pace e semplicità che a lungo sembrano essere mancati in questi duri mesi. Lys cerca di omaggiare al meglio la sua Terra, e lo fa con arpeggi delicati, con una chitarra acustica avvolgente che dona un tocco più arioso di quanto sentito in passato con Enisum. Quando i suoni si irrobustiscono e l’anima folk lascia il passo a quella black continua a rimanere quel senso di positività e serenità, nonostante le ritmiche si facciano serrate e lo scream ferale del Nostro (che qui si cimenta anche in qualche growl) laceri come un rasoio. E quando le chitarre si fanno nuovamente più leggere e fa il suo ingresso una voce pulita graffiante e malinconica i rimandi al già più volte citato grunge si sprecano (e non è un difetto intendiamoci): “Mountains, Forests, Rivers” è un esempio tra i più calzanti di quanto queste influenze riescano ad amalgamarsi in maniera funzionale al disco.
Silent Woods gioca molto sui contrasti di atmosfere e di suoni, alle volte con successo, alle volte un po’ fuori fuoco, ma è indubbiamente un album piacevole da ascoltare che conferma quanto di buono già sentito in Moth’s Illusion, stavolta con una coesione maggiore. Resta però il dubbio con il quale abbiamo aperto questa recensione: anche alla luce del progetto Lys, cosa ci dobbiamo aspettare dagli Enisum? Riteniamo che l’ottimo Marcello, musicista di indubbio talento, si trovi a dover scegliere quale strada seguire, e con quale mezzo. Avendo introdotto con Moth’s Illusion le sonorità ora ampiamente sviluppate con Silent Woods, si corre il rischio di creare due band clone l’una dell’altra: di sicuro il Nostro se ne sarà reso conto, e con ogni probabilità sfrutterà il progetto solista per sviluppare il lato più rock e “grungy” della sua creatività, lasciando a Enisum il verbo del black atmosferico e naturalistico più intransigente… Ma è solo un’ipotesi, il futuro ci dirà se abbiamo visto giusto oppure no.
Nel frattempo abbiamo Silent Woods, un album sicuramente ben fatto, ben suonato, con tanto cuore dentro e tanta voglia di esprimere qualcosa che covava da tempo nell’io di Lys, ma forse un po’ troppo simile agli ultimi Enisum. Al voto, assolutamente soggettivo come d’altra parte accade per ogni recensione, il lettore può tranquillamente aggiungere un mezzo punto in più se non ha mai sentito parlare della band “madre”: di fatto resterà piacevolmente colpito dalle atmosfere messe in gioco e dalle sonorità così orecchiabili. Per chi invece ha già familiarità con le altre uscite della band piemontese, soprattutto l’ultima, rimane un disco “studio” di alcuni aspetti presentati in Moth’s Illusion e qui sviluppati con maggiore criterio e focus. In entrambi i casi, un album sicuramente degno di essere ascoltato più e più volte.
(Avantgarde Music, 2021)
1. Like Ashes in the Wind
2. Mountains, Forests, Rivers
3. Bonfire
4. Silent Woods