Supportato dalla splendida copertina ad opera di Paolo Girardi ci apprestiamo a recensire il debutto degli australiani Malignant Aura dal titolo Abysmal Misfortune is Draped Upon Me. L’artwork riprende un po’ da Johann Heinrich Füssli, un po’ da William Blake, entrambi sintetizzati con stile dall’Artista il quale riesce con disinvoltura a mettere su tela il mood e le atmosfere che la band ha cercato di imprimere nel proprio album: un doom death metal sulfureo, caustico, marcio, tenebroso, memore di Hooded Menace, Dream Unending, primissimi Paradise Lost (tutti nomi presenti nelle note che accompagnano la promo) e, aggiungiamo noi, primi My Dying Bride.
Sembra infatti di risentire il piglio del gruppo di Stainthorpe e soci appena premiamo il tasto “play” e ci investono le pesanti note di “Malignant Aura” (pezzo che prende il nome dal combo stesso). L’andamento funereo, lento e massiccio supportato da chitarre taglienti e piangenti e da un growl profondo sono gli ingredienti di base che caratterizzano questo brano, che si configura come un ottimo biglietto da visita per il gruppo di Brisbane. Buona anche la partenza di “In a Timeless Place beneath the Earth”, che segue le cadenze della canzone precedente salvo poi variare le ritmiche introducendo l’elemento “death” della proposta dei Nostri, che fino ad ora non si era pienamente palesato. E qui, ahimè, iniziamo a sentire i primi scricchiolii che poi affliggeranno tutte le altre canzoni. I Malignant Aura hanno molte buone idee, conoscono indubbiamente bene la materia, ma all’atto pratico non riescono a concretizzare a dovere finendo per confondere e spiazzare un po’ l’ascoltatore. Troppi cambi di ritmo e di melodia, troppi input immessi e non sviluppati pienamente, troppo poco incisive le melodie che i cinque mettono sul piatto. I continui mutamenti di atmosfera non consentono all’ascoltatore di immergersi pienamente nelle plumbee peci musicali del gruppo, con il risultato che questi finisce per trovarsi un po’ sballottato e mai del tutto coinvolto. Ed è un peccato perché certe intuizioni sono davvero interessanti, si veda ad esempio la prima metà della titletrack, o certe melodie presenti in “There Is Blackness In The Water”: tendenzialmente possiamo dire che i Nostri riescono maggiormente quando dilatano i tempi, lasciano maturare la tensione e il pathos, e non si lanciano in accelerazioni talvolta confuse ed arruffate.
Un debutto sufficiente questo Abysmal Misfortune Is Draped Upon Me, ma che non riesce ad andare oltre. I Malignant Aura si pestano un po’ i piedi da soli, cercano di strafare mettendo sul piatto un po’ troppe pietanze che alla fine vanno un po’ di traverso all’ascoltatore, risultando troppo indigeste e pesanti, nonostante si parli di doom death metal: non un brutto disco insomma, ma nemmeno qualcosa che verrà ricordato. Ma le possibilità di fare meglio e i mezzi ci sono, assolutamente: si tratta solo di trovare la giusta quadratura, il giusto focus, di inquadrare meglio la proposta musicale che si intende perseguire e il ciclo vitale che si vuole instillare in ogni pezzo. Con ogni probabilità se i Nostri riusciranno a modificare leggermente il tiro potranno tirar fuori un secondo lavoro notevole, o comunque con una sua personalità, ma ad oggi molto del loro potenziale resta ancora da essere rivelato, e il gruppo suono forse ancora un po’ acerbo e incerto… Ma li aspettiamo fiduciosi con il prossimo album!
(Bitter Loss Records, 2022)
1. Malignant Aura
2. In a Timeless Place Beneath the Earth
3. There is Blackness in the Water
4. Abysmal Misfortune is Draped Upon Me
5. A Soliloquy Beneath the Sepulchre
6. …And so it was that I lay down forever