Sono passati un po’ di anni da quel 2015, periodo in cui uscì il primo EP omonimo dei veneziani Malota. Un dischetto che bastonava duramente a suon di stoner/rock’n’roll senza pretese eppure funzionava bene specie in sede live dove la band (allora erano un trio) macinava furia e devastazione offrendo godimento a tutti gli appassionati del genere. Considerando che tutti i musicisti coinvolti arrivano da esperienze musicali differenti (Hittin’ Random, A Cold Dead Body, Anarcotici, Mr.Coma, Maso Chiuso, Paul and the Bonopolis, The Redentors) non c’è da stupirsi se già dal successivo Космонавт (datato 2018) il sound cambiò pelle verso lo space rock ed il doom. Nell’anno in corso arriva il terzo EP, al momento solo digitale (stavolta sotto Go Down Records), ovvero The Uninvited Guest e ci si avvia nuovamente verso qualcosa di differente, un magma sonoro ancora più ribollente di rabbia e disgusto verso gli avvenimenti mondiali degli ultimi anni e la musica riflette in pieno tutto ciò.
Cinque brani sicuramente rabbiosi dove si percepisce un notevole innalzamento tecnico ed una voglia di esprimersi più decisa e concreta. Il rozzo iniziale è un lontano ricordo ed i quattro compagni sono cresciuti e maturati con il passare del tempo fino ad arrivare ad un sound complesso pieno di riff chitarristici piuttosto secchi ed una sezione ritmica minimale (“Lampedusa”) che vogliono descrivere proprio una situazione socio/politica desolante e arida sicuramente sempre meno volta ad un futuro florido. Il noise rock si erge a protagonista in maniera sulfurea trasformando il cantato in un cavernoso ed urlato inno hardcore di frustrazione pronto a devastare nella cavalcata furiosa a nome “Anti-social” (il buon Lemmy dei Motörhead ne andrebbe fiero) con quelle chitarre infuse di giri melodici maligni, rallentamenti acidi ed un basso sempre duro come il granito. Le influenze psichedeliche si fanno sentire negli intermezzi allucinati del punk aspro di “Ministers of Fear” lasciando poi spazio all’hard rock marcio della deflagrante “The Queen, the Lady” con ottime punte di groove negli scambi ritmici di basso e batteria senza dimenticare gli interessanti tocchi oscuri nelle melodie. Il finale rimescola nuovamente le carte dato che la titletrack “The Uninvited Guest” presenta un approccio molto più grunge sia nelle vocals in pulito che nei riff furibondi che traspaiono un impellente disagio, ben sottolineato dal recupero del fumoso stoner rock degli esordi a suon di schitarrate e giri di basso sempre incisivi. Molti i miglioramenti, ma forse c’è stata una perdita di quella spontaneità degli inizi mostrando una band che ha lavorato troppo di cervello e meno di pancia, nonostante i risultati siano comunque notevoli. In questo caso entrerebbero in gioco i gusti personali ed un buon recensore deve sempre lasciarli fuori dalla propria testa quando scrive.
Concludendo: i Malota sono una band sempre più forte, decisa e conscia dei propri mezzi che deve ancora trovare una via definitiva di esprimersi, ma la strada è quella giusta, sempre che si riescano ad accettare i cambiamenti quasi totalmente radicali.
(Go Down Records, 2021)
1. Lampedusa
2. Anti-social
3. Ministers of Fear
4. The Queen, the Lady
5. The Uninvited Guest