Fa sempre piacere seguire i nostri artisti preferiti quando decidono di intraprendere strade nuove e distanti dai propri percorsi musicali, soprattutto se condividiamo le loro ultime scelte stilistiche. È il caso dello statunitense Ethan Lee McCarthy, già voce e chitarra (distortissima) dei black-grinders Vermin Womb e degli ormai leggendari Primitive Man. Oltre a ciò, da qualche anno, (di due anni fa il primo full lenght, Ripe Earth) è impegnato nel progetto solista Many Blessing, col quale elabora un inquieto ambient-noise non privo di una matrice fortemente metal. L’ultimo album, Emanation Body, è stato pubblicato il 29 maggio, e non ha mancato di deliziare un fan di McCarthy come il sottoscritto: quarantatré minuti di musica ispirata e misteriosa, che strumentalmente ha ben poco in comune con gli altri progetti dell’artista ma che, in fatto di ferocia, non ha assolutamente niente da invidiar loro.
Il lavoro è una combinazione di noise elettronico ad ambient, con synth ben dosati e dal suono molto caratteristico, che va dallo zufolio sognante di “Invocation” all’acuto gracchiante di “Harm Signal”. Tutte le cinque tracce sono permeate da un senso di attesa e oppressione che assale lentamente l’ascoltatore, che solo al termine dei pezzi si rende conto di essere stato trascinato da McCarthy in una nera palude (peraltro richiamata dal bellissimo artwork) dalla quale gli sarà difficile uscire. L’album, nel suo complesso, suscita come l’impressione di essere stati attirati in una misteriosa giungla al calar del sole, quando gli abitanti della foresta attendono l’arrivo dei minacciosi predatori notturni… è questa la sensazione di cupa attesa di cui parlavo prima, e che raggiunge il suo apice nella traccia centrale del lavoro, “Pandaemonium”: dieci minuti privi di una vera e propria struttura ma studiati come un monolitico crescendo drone che porta verso la più piacevole degradazione le orecchie dell’ascoltatore, in un tripudio di fuzz e campionature di urla degli animali dello zoo di San Diego.
Paragonabile nelle cupe atmosfere ai lavori di artisti come Sutekh Hexen o, per restare in Italia, Snare Drum Exorcism, Emanation Body è un album che sarebbe riduttivo definire evocativo e che vive come un vampiro delle ansie e delle paure dell’ascoltatore. Gli scenari che lo contraddistinguono sono multiformi e carichi di presagi: i passi che aprono “Harm Signal”, le urla delle scimmie di “Pandaemonium”, o la conturbante litania che bagna l’inquietante “Immersion”. Emanation Body è in definitiva un lavoro che utilizza suoni inusuali in maniera intrigante e mai banale, che suscita emozioni forti e non necessariamente piacevoli, e che non può non toccare almeno un po’ le paure più celate di ciascuno di noi.
(Translation Loss Records, 2020)
1. Invocation
2. Immersion
3. Pandaemonium
4. Ruina
5. Harm Signal