Gli svedesi Maridia esordiscono lo scorso maggio con l’EP autoprodotto Mouth of Ruin, con il quale provano a dire la loro nell’affollato panorama del blackened hardcore. Le otto tracce che compongono il lavoro ci consegnano una band pienamente consapevole dei propri mezzi e conoscitrice della materia, ma non ancora in grado di spiccare dalla massa.
Il blackened hardcore dei Nostri è feroce, furioso, velenoso, un attacco senza compromessi che solo in alcuni casi alleggerisce i toni introducendo atmosfera, e con essa movimento e varietà: sono questi i momenti in cui i Maridia riescono effettivamente a dire qualcosa in più, e a suscitare attenzione. “Through Thorn and Bone” è un valido esempio di quanto appena detto, un brano che, per citarvi alcune band con le quali fare paragoni, mette insieme le cavalcate epiche e desolate dei nostrani Sedna con il climax emozionante degli A Hope for Home, merito in questo caso di una parentesi in clean di grande impatto abbinata ad una sezione melodica ariosa e ad un drumming tribale sì, ma non travolgente. In parte l’esperimento si ripete anche con “Grinding Pieces To Fit”, nella quale stavolta la parte più spiccatamente feroce ci porta alla mente i LAMBS ‡, sempre per restare nel panorama italico.
Cosa dire del resto dell’EP? Le rimanenti canzoni sono tutte mediamente valide e costruite secondo i crismi del genere, ma scorrono via una dopo l’altra senza lasciare molto, rendendo Mouth of Ruin un disco buono ma assolutamente canonico e non particolarmente coinvolgente se non in qualche momento. La creatura Maridia si è è però appena affacciata al mondo, e nonostante tutto la prova messa in atto dal quintetto è più che sufficiente, mostrando una band sicuramente in grado di poter fare di più se solo decide di uscire dagli schemi di un genere ormai sin troppo saturo.
(Autoproduzione, 2023, Voice of the Unheard, 2024)
1. Guts of Mammon
2. This Ember
3. Through Thorn and Bone
4. Remplir Partout
5. Grinding Pieces To Fit
6. Drift / Drowse
7. Kafala
8. …And Rot And Flowers