Lo spazio è, da sempre, fonte di estremo interesse per l’uomo. Tale interesse si è manifestato, nel corso dei millenni, in una spinta propulsiva verso incredibili scoperte e, negli ultimi anni, verso il superamento di traguardi tecnologici difficilmente pensabili anche solo una generazione fa. Eppure l’uomo dello spazio sa ancora pochissimo, per non dire nulla. Dove non arriva la conoscenza, però, è sempre arrivata l’immaginazione, con l’ausilio della quale lo spazio è da sempre un qualcosa di tangibile, osservabile da vicino e in prima persona. Se si pensa alle rappresentazioni più recenti dello spazio, poi, figlie principalmente della letteratura e del cinema di fantascienza, queste sono grossolanamente divisibili tra quelle che inquadrano lo spazio come qualcosa di ignoto e per questo spaventoso, pieno di terrificanti misteri, in grado di sovrastare l’uomo con la propria immensità, e quelle più “luminose” proprie del filone dell’hard sci-fi, in cui quasi tutti gli aspetti della volta celeste sono noti, governabili, sotto controllo. Questa premessa ci serve per inquadrare l’ultimo EP di casa Mesarthim, il qui recensito Anthropic Bias/Departure, che consta delle sole due tracce danno il titolo all’opera, per un totale di circa 40 minuti di musica.
Il disco, come detto, ha infatti due anime contrapposte: la prima, “Anthropic Bias”, è votata a descrivere maggiormente uno spazio cibernetico, in cui l’uomo è riuscito a domare la tecnologia, in cui tutto è scoperta e proiezione al futuro; la seconda, “Departure”, è maggiormente orientata alla descrizione di uno spazio oscuro, freddo, in cui il pericolo è in agguato negli anfratti più reconditi delle galassie che lo compongono. In qualche modo Anthropic Bias/Departure sembra quasi una sintesi della carriera dei Mesarthim, che hanno sempre proposto dischi cosmic black metal indirizzati verso l’una o l’altra rappresentazione. Non è un caso, forse, che un EP “di sintesi” arrivi poi in un anno particolarmente importante per la misteriosa band australiana che prende il nome dalla stella Gamma Arietis, dal momento che i proprio nel 2024 due anonimi fondatori (“.” e “.”, letteralmente “punto” e “punto”) si sono esibiti live per la prima volta dopo quasi dieci anni di attività. Quasi come se fosse un punto di arrivo (o un nuovo punto di partenza). Nella speranza di aver già fornito qualche dettaglio utile a inquadrare le due tracce, aggiungiamo che “Anthropic Bias” si avvicina maggiormente ad una produzione come Arrival, mentre mentre “Departure” è più assimilabile al meraviglioso Isolate o a The Degenerate Era. In generale, comunque, quando si parla dei Mesarthim più “oscuri” è bene tener presente che non si arriva mai a toccare la dimensione di cosmica disperazione di stampo Darkspace o l’angoscia respirabile nel meraviglioso progetto nostrano Progenie Terrestre Pura, ma ci si attesta sempre su un sentimento di inquietudine latente e sulla sensazione che l’ignoto possa inghiottirci durante il vaggio. Difficile stabilire quale sia, tra le due, la traccia migliore dell’EP e probabilmente la risposta è molto personale e dipende dalle sensazioni che vengono ricercate dall’ascoltatore. Da una parte la catarsi a cui si arriva viaggiando armoniosamente tra nebulose, stelle e pianeti sulle note di “Anthropic Bias”, dall’altra il sudore freddo, il guardarsi le spalle, il rimanere vigili ed evitare distrazioni davanti all’ignoto di “Departure”.
Che i Mesarthim siano dei pesi massimi della nicchia black metal a cui appartengono è cosa ben nota, così come è altrettanto noto che, cercando di mettere da parte la componente sensoriale ed emozionale per concentrare l’attenzione unicamente sulla musica in senso stretto, a livello tecnico e compositivo gli australiani si attestano da sempre su livelli di eccellenza. Un esempio calzante è, in questo senso, il leitmotiv che caratterizza “Departure” e che viene collocato subito in apertura della traccia e successivamente riproposto verso la metà e la parte finale di questa, sempre con sezioni di raccordo lunghe ed elaborate che caricano di attesa l’ascoltatore. In definitiva, Anthropic Bias/Departure è come sempre un ottimo lavoro, capace di presentare le due anime dei Mesarthim in netta contrapposizione eppure in perfetta sintonia tra loro. Se è vero che il viaggio conta più della meta, sappiate che la Terra dista 204 anni luce da Gamma Arietis e, se non siete timorosi, il nostro consiglio è quello di salire al più presto sull’astronave guidata dai Mesarthim.
(Avantgarde Music, 2024)
1. Anthropic Bias
2. Departure