La primordiale divinità babilonese di nome Meslamtaea (assieme il fratello Lugalirra), è una delle due entità che stanno a difesa delle porte degli inferi, riducendo in pezzi i corpi dei malcapitati che osano varcarla. La coppia costituisce inoltre i cosiddetti “grandi gemelli” nella costellazione omonima, quella dei Gemelli appunto. Ma Meslamtaea, oltre ad essere tutto ciò, è anche il nome di un progetto olandese giunto ormai al quarto album, dedito ad un black metal non troppo convenzionale, pittoresco e, se vogliamo, post-apocalittico. Weemoedsklanken è il titolo della nuova fatica del terzetto, che sostanzialmente continua nel cammino già segnato in precedenza, cercando di dipingere un futuro grigissimo.
Nel suo complesso Weemoedsklanken è un disco quindi dai toni oscuri, disperati ma pieni d’ispirazione nello stesso momento. Si tratta infatti di un lavoro dalle molteplici anime e molto variegato, in cui le influenze avantgarde e doom si fanno sentire tanto quanto il passato. Si tratta infatti di sperimentazione genuina e costruttiva, che giustamente affonda le sue potenzialità nelle sonorità del passato (della Scandinavia, in particolar modo) ma riesce ad allargare bene gli orizzonti contaminandole con frequenti transizioni più riflessive e strumenti non convenzionali come sax e flicorno. Si potrebbe dire, se volessimo essere fiscali, che sono tutti elementi e combinazioni già proposti più volte dai Meslamtaea e che questo Weemoedsklanken non aggiunge chissà che ulteriore novità o effetti sorpresa; questo non è del tutto sbagliato. Intendiamoci, canzoni come “Moegestreden” (il fraseggio di sax è delizioso), “Grauwe muren” o “Nevelsluiers” sono davvero ben fatte e rendono bene l’idea dell’apocalisse tecnologica che la band vuole ricostruire… ma non hanno il giusto elemento inaspettato o quel guizzo che permette di salire di un livello. Weemoedsklanken può essere visto quindi come una conferma delle caratteristiche che abbiamo trovato negli album precedenti: in particolare mi riferisco ai riff melodici e angolari, alle ritmiche serrate e, ovviamente, alle incursioni di flicorno che creano tanta atmosfera.
La nuova fatica dei Meslamtaea quindi vive di luci e ombre, ma non è un brutto disco, anzi. È un disco ben suonato, partorito con il cuore e spinto da una voglia non trascurabile di esprimere una malinconia e un’apprensione per il futuro che sono difficili da evitare. Forse era lecito aspettarsi un piccolo slancio in più come detto, ma il risultato è comunque godibile e interessante. Next time, Meslamtaea.
(Babylon Doom Cult Records, 2022)
1. Weemoed
2. Rad des Tijds
3. Grauwe muren
4. Schone lei
5. Moegestreden
6. Nevelsluiers
7. Verstoten
8. Uiteengevallen