Attivi dal 2018, i bergamaschi Metide rappresentano uno di quegli esempi a cui fare riferimento quando si parla di “ricerca” e di sperimentazione in musica. Sia Solution (2019) che l’EP Circadians (2022) sono state le prime due tappe di un percorso costellato di soluzioni sonore volte, non a seguire i dettami della “forma canzone”, ma a guardare a come meglio rappresentare la propria necessità di esplorare il suono.
Anche con questo Erebos i Metide viaggiano verso quelle terre in cui far crescere la loro musica attraverso la creazione di “passaggi sonori e visioni” che possano permetterci di entrare in simbiosi con loro. Registrato ai Vacuum Studios di Enrico Baraldi e masterizzato da James Plotkin, l’album si può tranquillamente individuare come un “intenso viaggio introspettivo” della band, che, nelle sei tracce di cui si compone il disco, ci conduce in una peregrinazione sonora che parte dal post-metal, per poi proseguire attraverso sentieri che ci portino ad esplorare ogni centimetro del cuore della band, mai così pronto ad aprirsi agli altri, in vista di un’espiazione che si identifica come la catarsi finale dell’esistenza terrena.
Erebos è un album che guarda al “nero” della vita, e che si candida per la colonna sonora ideale per una stagione priva di luce, tanto necessaria quanto distante da quella che stiamo vivendo, che ha come suo punto di forza la ricchezza di soluzioni sonore che permettono al disco di distaccarsi dai (facili) cliché di un genere che se approcciato con superficialità porta ad un appiattimento sonoro. Il loro tentativo appare decisamente riuscito, proprio perché permette di non annoiare, tenendo alta l’attenzione dell’ascoltatore, rapito da un album straniante che risulta compatto proprio grazie alle sue differenze.
(Black Lion Records, 2023)
1. Acheron
2. Lethe
3. Styx
4. Cocytus
5. Phlegethon
6. Erebos