“La fretta, che l’onestade ad ogn’atto dismaga” o “Presto e bene raro avviene”, che si tratti delle nobili vette letterarie raggiunte dal Sommo Poeta o più prosaicamente di saggezza popolare dispensata in pillole, l’immaginario collettivo ha ormai assimilato più o meno convintamente l’idea che l’umano ingegno abbia sempre bisogno di tempo per cimentarsi con successo in un’impresa, ma, fortunatamente, a ogni regola fissata corrisponde quasi per destino genetico un’eccezione pronta a insidiarne l’indiscutibilità, nonostante i tentativi di chi cerca di convincerci che anche nelle anomalie risieda la validità di una norma.
Focalizzandoci sulla musica, per dimostrare che non necessariamente bruciare le tappe è sinonimo di fallimento o anche solo di fatica, prendiamo il caso dei bergamaschi Metide, capaci nel breve volgere di appena un anno di passare dalla fondazione al rilascio del platter di esordio, il tutto condito da un’intensa e proficua attività live. Ennesimo parto di una scena post metal tricolore che ha ormai da tempo abbandonato la dimensione dell’apprendistato conquistandosi sul campo il diritto a essere annoverata tra le eccellenze internazionali, il quartetto prende nome dalla prima amante di Zeus nonché madre della dea Atena, in grado di resistere a lungo alle insistenze del padre degli dei grazie al dono innato del polimorfismo e a questa caratteristica fa riferimento la band nel rivendicare la scelta di una sperimentalità che intende infrangere i rigidi confini della forma-canzone, indagando sui punti di contatto tra l’infinito cosmico che ci sovrasta e gli abissi non meno profondi che ci abitano dentro. A dare corpo e consistenza a cotali, impegnative dichiarazioni di intenti provvede con notevoli meriti e pochissime zone d’ombra questo Solution, che alla freschezza del debutto unisce senza evidenziare linee di forzata sutura una consumata abilità di pescare nelle acque della tradizione senza scadere mai nella stanca e fredda riproduzione di canoni messi a punto in venerabili laboratori altrui. E’ sempre una linea sottile e a rischio di rovinosi sconfinamenti, quella che separa una sana devozione ai capolavori dei sommi maestri di un genere dal banale citazionismo d’accatto e va riconosciuta ai Metide una capacità sopraffina di restare abbondantemente al di sotto della soglia di guardia, impresa tutt’altro che semplice, considerata la mole di richiami squadernata nei poco più di trenta minuti di durata dell’album. L’orizzonte prevalente è un post metal “liquido” di classica marca Isis, con un focus puntato dunque sulla sinuosità delle strutture oltre che sulla loro imponenza, ma praticamente tutti gli strumenti temprati nella fucina neurosisiana trovano pieno diritto di cittadinanza nel platter, sia che si tratti di spostare l’accento sulle componenti più abrasive, sia nel mettere a frutto le potenzialità dell’incontro tra astrazioni atmosferiche e fango sludge. Sul primo dei due versanti, tocca allo scream appuntito del vocalist Omar Carissimi far risaltare le solidi radici core dei bergamaschi, mentre per il secondo vanno sottolineate (e lodate) le linee melodiche che innervano praticamente ogni anfratto del lavoro, aggiungendo all’impasto riflessi che spaziano dalla raffinatezza alla malinconia e alternando così agli attesi passaggi ad alto tasso di allucinazione e claustrofobia momenti contemplativi segnati da un’aura poeticamente crepuscolare. Le cinque tracce in cui si articola il viaggio (riducibili per la verità a tre, dalla durata mediamente impegnativa, stante la funzione di veloce intermezzo incarnata da “Dis-solution” e “Ex-solution”), giocano sulla centralità di un medesimo lemma a cui associare diversi prefissi e in ciascuna di esse è possibile apprezzare lo straordinario livello di maturità già raggiunto dai Nostri. L’opener “This-Solution”, ad esempio, maneggia subito con la dovuta cura la materia space/cosmic esaltandone la resa psichedelica secondo i crismi del miglior post rock d’autore, ma quasi impercettibilmente la traiettoria vira verso i lidi più isisiani dell’intero album, sottolineati dall’ingresso in scena del cantato di Carissimi, qui davvero proficuamente sulla scia di Aaron Turner nell’impeccabilità della scelta dei tempi di entrata in scena di linee vocali tese a integrare, più che a tormentare le linee narrative. Il quadro si modifica in parte nella multicolore “Ab-solution”, dove la tavolozza dei rimandi si espande in una sorta di big bang che spazia da un insistito e lisergico tema portante a riecheggiare addirittura il cuore pulsante di una “My Negation”, in casa Dark Tranquillity (ovviamente depurato da qualsiasi velleità melodic death), si arricchisce dell’ottimo lavoro di Antonio Cassella alle pelli in primo piano (Neurosis sullo sfondo, certo, ma forse il parallelo più immediato è coi Minsk) e regala il riuscito azzardo di un’orbita Tool disegnata senza rischi di carbonizzazione. Forse un po’ meno coraggiosa ma non certo meno lucullianamente apparecchiata, la conclusiva “Re-solution” ripropone una forte carica psichedelica, complice un prolungato corpo centrale in modalità cantilena, ma in apertura e chiusura non ha paura di affrontare anche l’altro grande nume tutelare dell’universo post… e anche la prova Cult of Luna è abbondantemente superata.
Armonie e distorsioni che si amalgamano inchiodando a un ascolto che strappa dalla percezione del reale per catapultarci in dimensioni parallele, opera “prima” per anagrafe ma dietro cui brilla un bagaglio tecnico e di ispirazione dalla portata già ragguardevole, Solution è un album che salta a piè pari la casella dell’indulgenza da riservare ai debutti per collocarsi senz’altro tra i lavori da annotare negli annali post di questo 2019. Se questi sono i risultati, l’augurio per i Metide è di continuare a ignorarli, i presunti saggi che consigliano di rallentare.
(Autoproduzione, 2019)
1. This-solution
2. Dis-solution
3. Ab-solution
4. Ex-solution
5. Re-solution