L’australiana Bird’s Robe Records, per il suo decimo anniversario, ripropone Entheogen, il secondo album dei Mish uscito originariamente nel 2017, un concentrato di potenza con interessanti digressioni nel mondo del post-rock.
L’album parte con la ferocia di “Artax” che mostra il lato più ferino della band, con stop and go dal sapore djent e vocals davvero brutali. Un approccio musicale che prosegue nelle devastanti “Red Fortune” e “Catacomb” che mostrano bene le qualità tecniche del combo. Alla granitica sezione ritmica si contrappone un muro di chitarre abrasive e chirurgiche che fanno un ottimo di lavoro di supporto per lo scream del frontman. Il mood del disco cambia completamente con brani come “Entheogen”, “Socrates” e Lung”: un’energia colma di epicità viene sprigionata e viene preferito, laddove necessario, un approccio vocale pulito e dal sapore malinconico. In questi brani le chitarre si placano e si riempiono di delay e riverberi con uno stile ricorda quanto di meglio offre la label, band come We Lost The Sea e Dumbsaint: melodie cupe e maestose con ottime dinamiche. Questa dualità è croce e delizia della produzione, in quanto davvero pare di ascoltare due band differenti. Dopo più riprese la sensazione tende a diminuire, ma possiamo dire di trovarci comunque di fronte a ad un album profondamente ibrido.
La produzione di Entheogen è ottima e se si dovesse muovere qualche critica, questa sarebbe legata ad un certo manierismo nelle soluzioni più heavy, un po’ troppo prevedibili. Nell’insieme il disco convince e per gli appassionati della musica post è sicuramente un ascolto che non lascerà indifferenti.
(Bird’s Robe Records, 2021)
1. Artax
2. Red Fortune
3. Catacomb
4. Lyre Bird
5. Entheogen
6. Pinata
7. Socrates
8. Lung
9. Vertabrae
10. Thylacine