A tre anni di distanza dall’esordio Late Bloom tornano i nostrani Mondaze, stavolta con l’italianissima Bronson Recordings. I ragazzi di Faenza ci avevano piacevolmente colpito con il loro precedente lavoro, un acquerello di shoegaze robusto e muscolare, “heavy shoegaze” come amano definirlo loro, e anche con il presente Linger le coordinate stilistiche si ripetono, nel bene e nel male.
Il quartetto non ha cambiato poi molto nella propria ricetta, e le otto canzoni contenute nella nuova opera continuano a creare quei possenti muri sonori che di fatto sono leggeri come l’aria, nebbiosi, opalescenti, cangianti a seconda dell’umore di chi li ascolta. Immergersi nelle atmosfere dei Mondaze è un po’ come camminare in campagna in una giornata di nebbia, quella coltre lattiginosa che nasconde un cielo limpido che di lì a qualche ora si rivelerà in tutta la sua bellezza. Ma la vera potenza poetica di questa situazione sta nei giochi di luce che i timidi raggi riescono a creare filtrando la nebbia e svelando, volta a volta, pezzi di paesaggio che appaiono dal nulla come un sogno. Ma così come la nebbia tende ad ovattare e a rendere tutto abbastanza simile, almeno finché un agente esterno non interviene a rivelare certi tratti rimasti fino a quel momento nascosti, così la musica del gruppo di Faenza tende, pezzo dopo pezzo, a creare una coltre piuttosto compatta e omogenea. Ne consegue che i vari brani scorrono via placidamente, sfociando gli uni negli altri senza soluzione di continuità, e alla fine si somigliano un po’ troppo finendo per assuefare l’ascoltatore. Che può non essere un male dato il genere proposto, che vuole essere pigro, consolatorio e cullante: se accettate questo compromesso troverete allora sicuramente pane per i vostri denti. Se però all’opposto cercate dinamismo e brani epocali avete probabilmente sbagliato band (e forse genere?).
Linger ha dalla sua anche momenti maggiormente incalzanti (la title-track per esempio), ma in generale è un album che vive di pause sospese, di accelerazioni nemmeno troppo repentine e di atmosfere impalpabili, una melassa sonora piacevole soprattutto se ascoltata in questa specifica stagione, ma probabilmente non memorabile, che ama crogiolarsi e indugiare (appunto, linger) piuttosto che colpire e andare dritto al bersaglio. Insomma, visti i mezzi ci aspettiamo qualcosa in più dai Mondaze, che confermano anche stavolta il loro buonissimo stato di forma, ma che ancora una volta non riescono ad uscire dalla comfort zone di un genere assai saturo, dove forse è necessario uno sforzo creativo e di originalità in più per farsi davvero apprezzare.
(Bronson Recordings, 2024)
1. Lines of You
2. Dilute the pain
3. Dusty Eyes
4. Numb
5. Driving Out the Weeds
6. Son of the Rambling Dawn
7. Linger
8. A Butterfly Last Dance