Sono davvero pochi gli artisti in grado di offrire una tale profondità di sentimento. I MONO, consacrati come una delle band più influenti ed interessanti del panorama sperimentale, hanno plasmato in 20 anni un sound unico coniugando la malinconia classica con l’illusione noise attraverso raffinati arrangiamenti. Nascono verso la fine degli anni novanta, il loro primo EP Hey, You esce nel 2000. Da qui inizia la loro proficua carriera che ha emozionato e sconvolto gli amanti del post-rock, e non solo. La band del Sol Levante ha saputo tenere acceso il fuoco della curiosità aggiungendo dettagli sempre nuovi ai suoi album.
Siamo al Barbican Centre di Londra, ed è il 14 dicembre 2019. Per il loro ventennale erigono uno dei più mastodontici festival mai organizzati, riunendo su un solo palco Alcest, Envy, A.A. Williams, Boris, Jo Quail, Arabrot e ovviamente i MONO accompagnati dalla Platinum Anniversary Orchestra. Il 19 marzo per Pelagic Records verrà pubblicato il live album di questo irripetibile evento, Beyond The Past, in triplo vinile e doppio cd, registrato sotto la supervisione del loro tecnico del suono Matt Cook con mastering di Bob Weston.
Le vibrazioni dei nipponici fanno sognare ed emozionare, sul palco la musica acquista una corporeità mai raggiunta prima. In due ore toccano ogni nota e ogni sfumatura regalataci in questi ultimi venti anni, un excursus musicale che riunisce tutti gli aspetti della loro discografia. “God Bless” introduce il viaggio. Le anime che solcano il limite della vita sono accompagnate da tormentati ottoni; una macabra marcia ci guida nell’oscuro divenire, un dolore strisciante coglie di sorpresa, relegandoci nel vuoto. Inizia la scalata di un’immensa rupe rocciosa, verso la benedizione eterna. Nowhere, Now Here, ultima fatica della band, racchiude in un’ora di malinconia sonora tutta la loro abilità compositiva; una zattera di salvataggio per tutte le anime che vagano confuse nell’ombra senza riuscire a scorgere una fessura. Una moderna visione drammatica dell’incertezza, ispide colline svettano in primo piano su uno sfondo cupo; la musica del giapponesi si trasforma in boccheggianti paesaggi sonori. Ogni traccia di questo album sanguina. Il percorso che i MONO intessono non è però classicamente tragico, restituisce una flebile speranza. Arriviamo quindi a “Nowhere, Now Here”, brano cardine dell’album, la visione apocalittica si trasfigura e ne vediamo i contorni di un quadro di Friedrich in tutta la sua sublime grandezza. La title track si fa carico di una forza trainante, un vortice multiforme che risucchia ciò che ha intorno, un groviglio sonoro, il dramma in tutta la sua energia distruttiva. La portata di questo viaggio si dilata con l’entrata in scena di pezzi fondamentali della loro discografia come “Death in Rebirth”, brano di punta di Requiem For Hell, “Dream Odyssey”, da For My Parents, e “Ashes in the Snow” che con la sua intensità ci guida verso l’uscita. “Com(?)” chiude questa esibizione emotivamente devastante. Con il naso all’insù guardo il soffitto della mia camera, fitte di dolore mi trascinano sotto al palco. L’unica mancanza dei MONO è la potenza dei loro live persa in fase di registrazione. Emozioni ovattate che non riescono a lasciare le stesse bruciature del concerto dal vivo, amplificate dall’esplosione di gioia e dolore in un unico sconcertante flusso.
Questo live album risulta estremamente più doloroso dei precedenti se si pensa allo stato in cui tergiversa la musica dal vivo e il suo ruolo salvifico che, ora più che mai, sentiamo mancare come aria. In questo momento così buio, non sono venuti a mancare solamente gli affetti, la fiducia, i contatti, il calore; ma vere e proprie oasi per rigenerare le nostre menti portate allo stremo. La pandemia ci ha insegnato che la cultura non viene etichettata come componente essenziale della vita. In un’era in cui la fruizione di concerti on-line è stata etichettata come un’ottima alternativa, il panorama è devastante, in un mondo nel quale è già difficile interagire, l’arte non riesce a costituirne un incentivo. Secondo ricerche e sondaggi svolti all’inizio dell’anno, circa il 50% degli intervistati sostiene di preferire la modalità del concerto a distanza, più comoda e meno costosa. Risultato che evidenzia la poca familiarità degli intervistati con la “magia dal vivo”. La pandemia non ha fatto che renderci sempre più pigri e chiusi. La prospettiva per il mondo della musica dal vivo, ma anche per tutte le arti performative, fatemelo dire, è pessima. Sarò anche tremendamente pessimista e scoraggiata, ma a mia discolpa posso dire che l’ascolto di questo live album dei MONO non ha fatto che ingrandire l’enorme cratere che ho in petto. Ma vedi se una delle band più emotivamente destabilizzanti doveva pubblicare un live album così forte in un momento così delicato.
(Pelagic Records, 2021)
1.God Bless
2.After You Comes the Flood
3.Breathe
4.Nowhere, Now Here
5.Death in Rebirth
6.Dream Odyssey
7.Sorrow
8.Meet Us Where the Night Ends Stream
9.Halcyon
10.Ashes in the Snow
11.Exit in Darkness
12.Com(?)