Sutura, il nuovo album dei pesaresi Montezuma, riconsegna agli appassionati di sonorità post-rock una band in forma e che mette a tacere ogni dubbio sul proprio futuro, tornano a far parlare di sé a circa sei anni dal debutto, con alcuni assesti di formazione.
L’album ha suoni potenti, delineati da una produzione che valorizza al meglio il lavoro melodico, vero punto di forza del disco. Le chitarre sono soavi ed armoniche nella maggior parte delle tracce, non disdegnando piccoli ruggiti, come nei riff oscuri presenti nell’opener “Limiti” o nella notturna “Mangrovia”, dove si alternano arpeggi sognanti a motivi più minimali ed ossuti contornati da un interessante cameo di Paolo Raineri degli Ottone Pesante. Il sound comunque è sempre quadrato, curato; la band marchigiana è capace di emozionare con la sola forza della semplicità, senza usare particolari intrecci ritmici (che non mancano, ma risultano sempre ben inseriti) tranne qualche inserto simil-tribale (che ricorda qualcosa dei Tool), come nella variegata “Oregon/Tashkent” oppure nella alternative –oriented “Altrove”. Il disco è morbido ed etereo, diretto e talvolta anche epico, come nella finale ed intensa “Calypso”, nella quale sezioni narrate e stellari momenti strumentali si inseguono in un crescendo meraviglioso che ondeggia come l’oceano.
Per gli appassionati di band come Klimt1918 o anche dei Novembre meno metallici, un’altra realtà nostrana da tenere d’occhio e supportare sempre e comunque. Ottimo lavoro.
(Drown Within Records, I Dischi dell’Apocalisse, Vollmer Industries, Icore Produzioni, 2017)
1. Limiti
2. Mangrovia
3. Altrove
4. Ex-Press
5. Insulo De La Rozoj
6. Oregon Tashkent
7. Calypso