Ritorno in grande stile per i londinesi Morag Tong, che riprendono le fila della loro carriera a distanza di cinque anni dall’interessante Last Knell of Om del 2018. Per l’occasione si è scomodata la Majestic Mountain Records, etichetta svedese che ha da sempre puntato sulla qualità delle proprie uscite, rispetto ad altre che fanno della continuità delle release il proprio punto di forza.
Grieve mostra una band in piena forma, che ha capito quali siano le proprie potenzialità e come meglio renderle tangibili agli altri. L’album è infatti l’inevitabile maturazione di una band che ha sempre cercato di guardare al doom di stampo classico nel momento in cui ha iniziato a sperimentare le proprie idee, dando vita ad un ibrido vincente che strizza l’occhio alla psichedelia più cupa, quella che tralascia le componenti acide.
Il disco, che riesce ad essere (a suo modo) melodico e atmosferico, si concretizza intorno ad un’idea che guarda alla pesantezza angosciante di un suono che risulta immediatamente straniante, ma anche e ottimamente versatile. Quello dei Morag Tong è un muro di suono monolitico e monumentale che trasuda dolore, impossibile da abbattere. Ma non facciamoci ingannare: sondandolo più in profondità, Grieve è pervaso da una sottile ma imprescindibile vena melodica, che alla lunga emerge prepotentemente.
(Majestic Mountain Records, 2023)
1. At First Light
2. Passages
3. A Stem’s Embrace
4. No Sun, No Moon