La montagna. Da secoli l’uomo porta timore reverenziale nei sui confronti. Un timore misto a fascinazione che lo porta ad avventurarcisi rischiando a volte la propria vita. Il secondo album del trio di Verbania (che si era fatto conoscere qualche anno or sono con il buon Antenauts) viene intitolato come il monte Zeda, cima dei loro affascinanti territori.
Quella dei Muschio è una musica di difficile collocazione, uno spettro sonoro che prende la rocciosità del post metal e la visionarietà della psichedelia. La sempre attenta Argonauta Records li ha aggiunti nel loro roster e si è preoccupata della distribuzione dei cd. Della controparte vinilica se ne sono occupate, oltre alla già citata Argonauta, Vollmer Industries e Muratore Noise Records, producendo un lavoro che esprime al meglio la dinamica dei brani.
I brani, per lo più strumentali (eccetto il brano di apertura “Laboratorio Lacrime”, che incarna il mood dell’ottimo artwork), sono il vero marchio di fabbrica del combo. Il disco parte minaccioso esprimendo il lato più heavy della proposta: “La Custre” è di chiara matrice post metal, mentre il rifferama di “Burian” ha reminiscenze rock. Il lato b del vinile coincide con la parte più atmosferica di Zeda: i suoni liquidi di “Lama” sono un preludio alle allucinazioni di “Fungus”. Nel complesso il lavoro è molto più a fuoco del precedente e non si perde in lungaggini, portando i Nostri ad un livello compositivo superiore.
Gli amanti dei suoni grezzi e della psichedelia pesante devono tenere ben presente questo lavoro, vera e proprio scalata verso un monte colmo di minacce e misteri.
(Argonauta, Vollmer Industries e Muratore Noise Records, 2016)
1. Laboratorio Lacrime
2. La Custre
3. Fuzz Ceremony
4. Scure
5. Burian
6. Lama
7. Fungus
8. Emma
9. Butterfly Fever